Regia di John Cassavetes vedi scheda film
A New York tre fratelli neri, Hugh, Ben e Lelia, si arrabattano nell’ordinario squallore della vita quotidiana: Hugh canta in locali di terz’ordine, Ben passa le sere a rimorchiare ragazze insieme ai suoi amici scioperati, Lelia (che ha la pelle molto chiara) si fa sedurre da un bianco. Primo film di Cassavetes e germe di tutto il suo cinema futuro: personaggi mediocri, storie banali, situazioni apparentemente affidate al caso. Contrariamente a quanto ci si può aspettare, l’attenzione non si appunta sulle tensioni razziali ma su inquietudini esistenziali che non dipendono dal colore della pelle. L’impianto è grezzo, le psicologie sono elementari e i dialoghi spesso goffi; però sono difetti che si perdonano volentieri all’ancora acerbo regista, di cui si intravedono bene le qualità promettenti (di “fertile dilettantismo” parla Sergio Arecco nel Castoro). Non credo di aver capito il titolo, che trovo comunque suggestivo nella sua vaghezza: alla fine Ben si confonde fra i passanti nelle strade della sera, appunto come un’ombra evanescente.
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