Regia di John Cassavetes vedi scheda film
a differenza di quanto ci si possa aspettare da tematiche ed ambientazione, l'immortale esordio di Cassavetes (il vero padre del cinema indipendente USA) non e' uno scomposto e furente atto d'accusa contro la societa'. E' un film che senza alcuna retorica, alcun isterismo e alcun manicheismo (ci sono personaggi bianchi positivi e neri discutibili), tratta temi scottanti come il razzismo, il maschilismo, il malessere, la violenza senza enfatizzarli, senza ricorrere a forzature. Non c'e' l'iperrealismo scorsesiano, bensi' un realismo senza aggettivi, che inserisce le problematiche in questione all'interno della vita normale, quotidiana dei personaggi in questione, in modo tale che risaltino in maniera piu' efficace ed inequivocabile. Nonostante l'improvvisazione, lo script di questo film risulta molto profondo e, malgrado alcuni personaggi siano solo abbozzati, molto articolato; c'e' spazio cosi' anche per temi che prescindono dal contesto sociale, rientrando in una sorta di esistenzialismo in anticipo sui tempi. In definitiva e' un film da non perdere, con un'avvertenza: fate caso alla colonna sonora e vi accorgerete che solo le musiche sono state inserite dopo, mentre i pochi effetti sonori sono tutti in presa diretta
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