Regia di John Cassavetes vedi scheda film
"Ombre" fu, all'epoca in cui uscì, più che un pugno nello stomaco, un pugno in un occhio del vecchio cinema hollywoodiano. Spiazzò il pubblico e anche la critica, rivelando in John Cassavetes un nuovo vero autore cinematografico. Autore di ambizioni meno titaniche di quelle di Orson Welles, Cassavetes è stato, per stile e coerenza alle proprie idee cinematografiche, un grande regista, che si piegava a recitare (bene) per finanziare le opere in cui credeva veramente. In questa sua opera prima mette in scena, senza una vera e propria trama, ma seguendo un filo logico abbastanza esile, i problemi di un gruppo di giovani newyorchesi e in particolare quelli di una ragazza di pelle bianca ma di famiglia afroamericana che non sa bene cosa vuole, mentre i suoi fratelli sembrano sapere bene cosa non debba volere. Paragonabile a una lunga suite di jazz - dal quale del resto è sottofondato - Ombre ricorda qualche libro della Beat Generation, e penso in particolare a un romanzo peculiare come "I sotterranei" di Jack Kerouac. L'opera prima di Cassavetes è un film che non poteva avere successo quando uscì nelle sale, così come non potrebbe averlo oggi, ma è uno di quei lavori che vanno a costituire l'ossatura di una cinematografia quale l'americana, un po' come "I quattrocento colpi" e "Fino all'ultimo respiro" entrarono nel midollo osseo del cinema europeo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta