Regia di Jesse Peretz vedi scheda film
Torino Film Festival 36 – Festa mobile.
Essere un fan sfegatato di un artista può rivelarsi deleterio. Come tutte le passioni, basterebbe mantenere un minimo di equilibrio per non trasformarla in mania e condizionare irreparabilmente la vita reale, peccato che poi subentrino le vicissitudini di tutti i giorni e un angolo di serenità - per quanto morboso – finisca per esercitare un richiamo irresistibile.
Allo stesso tempo, è dura condividere spazi e progetti con chi ha la testa altrove e lo stesso artista non può che vedere i suoi adepti come entità strampalate, perfino pericolose.
Quando il carnefice e la vittima incontrano il colpevole del loro scontro (l’artista), si materializza un crocevia che richiede tassativamente di scegliere in quale direzione muoversi.
Annie (Rose Byrne) e Duncan (Chris O’Dowd) stanno insieme da anni, ma mentre lei sente che è arrivato il momento di culminare il loro rapporto con un figlio, lui rimane inchiodato sulle sue convinzioni di sempre, nonché completamente risucchiato dalla sua passione per Tucker Crowe (Ethan Hawke), un rocker ritiratosi dalle scene da tempo immemore.
Quando, dopo uno screzio con il compagno, Annie entra in contatto diretto con Tucker, ognuno dei tre personaggi coinvolti avrà l’opportunità per dare una sterzata al proprio destino.
Tratto dal romanzo Tutta un’altra musica di Nick Hornby, Juliet, naked è una commedia romantica che non si pone particolari orizzonti, comunque in grado di allietare la platea, specialmente quella parte di essa che si accontenta di un’esibizione tradizionale nelle intenzioni e confezionata con garbo.
Due caratteristiche tipiche delle trasposizioni di opere dello scrittore britannico, dalle quali un regista in piena
aurea mediocritas qual è Jesse Peretz (suo film più conosciuto in Italia: Quell’idiota di nostro fratello) non può discostarsi.
Quindi, Juliet, naked non può in nessun modo venire in soccorso di chiunque ricerchi un brivido in più, nemmeno di chi desideri assistere a una storia romantica avvolgente o a quegli assetti tambureggianti da british comedy.
D’altro canto, al suo interno vi si ritrova un po’ di tutto questo, senza che niente brilli veramente, tuttavia le fondamenta convogliano alcuni aspetti stimolanti, come il confronto dei vari soggetti con la notorietà, il paradosso dell’incontro tra chi non riesce ad avere un figlio e chi ne ha sparsi ovunque senza nemmeno conoscerli, con accenni alla circolazione di fake news e in definitiva lo snapshot su un momento di svolta per quegli adulti che ancora hanno bisogno di incanalarsi nella via a loro più adatta.
Complessivamente, la pellicola avanza a intermittenza, strappa alcuni sorrisi, per lo più raggruppati in scene scoppiettanti che si contano sulle dita di una mano e ha i suoi rifugi di tenerezza, ma soprattutto può affidarsi a tre interpreti affiatati. Ethan Hawke si colloca sul piedistallo della star ritiratasi mostrando un apprezzabile savoir-faire, Chris O’Dowd applica i tempi comici con precisione, mentre Rose Byrne si conferma una tra le poche attrici affermate a essere credibile nella parte di una donna comune e scontenta.
Questi valori recitativi rendono Juliet, naked tiepidamente piacevole, senza comunque consentirgli di intaccarne la corazza edulcorata, con additivi dalle assenze più disparate (per gli amanti della serialità, The wire viene affrontato frontalmente, inoltre non potevano mancare richiami sul panorama musicale) destinati – com’era prevedibile - a produrre effetti discontinui.
Moderato in tutto, troppo timido per sfondare.
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