Regia di Volfango De Biasi vedi scheda film
Commedia deboluccia e poco originale con qualche trovata piacevole "diluita" in un mare di banalità.
Nessuno come noi è un titolo davvero poco azzeccato per un film che descrive storie e personaggi come ce ne sono a milioni: la professoressa (rigorosamente di letteratura altrimenti Dante come lo citano?) donna single per scelta che dopo essersi "leccata le ferite" ha imparato a star bene con se stessa; l'annoiato marito infedele; la moglie sottomessa e accondiscendente con la passione per l'arredamento; il liceale secchione innamorato della più carina della classe; il fichetto figlio di papà che maschera la sua fragilità con la strafottenza. Praticamenteil contenuto della canzone di Venditti "Compagno di scuola" o di un qualunque film di Gabriele Muccino con caratteri e situazioni che Scola o Dino Risi (solo per citarne due a caso) hanno descritto assai meglio in passato.
I personaggi s'intrecciano alternando qualche situazione davvero ben strutturata e aforismi da scuola media ma nel complesso la commedia risulta guardabile pur riecheggiando tutto ciò che (almeno un centinaio di volte) abbiamo già visto. Il regista Volfango De Biasi non cambia il suo solito disegno. Gli attori adulti (Preziosi-Felberbaum-Filangeri) se la cavano bene e, anzi, seppur platealmente hanno il merito di rendere credibili alcune "forzature" della sceneggiatura. I ragazzi invece (Vincenzo Crea, Leonardo Pazzagli e Sabrina Martina) devono ancora "mangiarne di maccheroni" (dicono qui in Romagna).
Le varie vicende (che hanno come sfondo la Torino d'oro degli anni ottanta) sono scandite dalla "sonnolenta" (inadeguata) voce narrante di Vince (V.Crea), un giovane liceale probo e ligio al dovere, "friend-zonato" da Cate, la ragazza di cui è innamorato, e molto legato (per stima) alla sua professoressa Betty Bottone (Sarah Felberbaum), una donna carismatica, indipendente e single (per scelta) che dopo il divorzio non crede più nel rapporto di coppia. Un giorno si presenta in classe Romeo (Pazzagli), liceale ripetente di ricca famiglia che il padre Umberto Fioravanti (Preziosi) ha fatto trasferire da una scuola privata per spingerlo ad impegnarsi di più. Tra Vince e Romeo nasce una bella amicizia che in un triangolo di gelosie e situazioni poco originali comprende anche la bella Cate. Contemporaneamente, un confronto genitore-insegnante tra Umberto e Betty porta i due caratteri forti a scontrarsi e ciò che ne consegue è il germogliare di curiosità e interesse reciproco che portera entrambi a rivedere i capisaldi delle proprie vite.
Il cinema italiano continua a riecheggiare se stesso e non osa far salire la commedia un gradino sopra il sentimentalismo. Personaggi moralmente discutibili, egoisti, bugiardi; sequenze che goffamente (e vanamente) scimmiottano Louis Malle alternate a scene "vanziniane".
La Torino del "lavoro" è riassunta in qualche immagine da cartolina e auto dell'epoca (come la spider di Umberto) ma ricreare gli anni ottanta era probabilmente costoso, dunque sono giunto a domandarmi perché ambientare il film nel 1987?
Per la colonna sonora degli A-ha e degli Spandau? Troppo debole.
Film generazionale? Assolutamente no.
Probabilmente l'unico messaggio (oltre all'intrattenimento) che si vuol trasmettere (ricalcando canzoni come "Buonasera dottore") è la fatica di essere amanti in un mondo senza telefoni cellulari che costringe ad ogni imprevisto a ore vuote, rabbia meschina, attese interminabili senza spiegazione e telefonate imbarazzanti e rischiose ignari di chi risponderà alla cornetta col pericolo di far crollare quel "castello" senza fondamenta che è l'adulterio.
Sono uscito dal cinema in parte divertito (l'intrattenimento c'è) ma non certo arricchito.
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