Regia di Harmony Korine vedi scheda film
Che personaggio Moondog, un pò Lebowski, un pò Iggy Pop, protagonista di questa favola psichedelica a lieto fine (nel quale assistiamo a una rielaborazione moderna del rituale del potlatch), un poeta metropolitano iconoclasta, dedito alle droghe, agli alcolici e alle donne. Harmony Corinne ci porta in un mondo incantato, dai colori acidi e pastello, in cui Moondog si muove joint in una mano e cocktail/birra nell’altra in una edonistica quanto seducente gioia di vivere, che i soldi, in parte, contribuiscono a fornirgli ma di cui non sono l’essenza. C’è qualcosa di più profondo che palpita fra le immagini, a dispetto di quanto questa pellicola possa apparire superficiale, ed è il cuore di Moondog, che rimane sempre puro (come lo sguardo del regista) e che si manifesta nella sua colorata e calda umanità, anche grazie al corpo e alla stravaganza attoriale di Matthew McConaughey, in questa sua bizzarra e grottesca interpretazione - Stoner movie in cui l’erba viene fumata in tutte le maniere possibili e immaginabili, con Snoop Dogg, che molto cool, si è impadronito di una prodigiosa qualità jamaicana di marijuana violacea e che unisce con la sua figura la natura hippy di Moondog a quella hiphop e mainstream degli yacht e dei party in piscina, con una pletora di rastoni di tutte le età con cannoni in mano degni di quelli di Navarone.
E poi Moondog, quando è nel giusto mood, si mette a scrivere un romanzo (conditio sine qua non per riavere parte dell’eredità che gli spetta dopo la morte della moglie miliardaria) e lo fa battendo le dita su una macchina da scrivere un pò dove gli capita (chissà che fine faranno i fogli) ma in fondo che importa, arriva un’altra canna, ci si riempie un altro bicchiere. Il nostro eroe alla fine ricerca la risata perfetta, quella in grado di far crollare le cattedrali del moralismo e non è importate se sia indotta dall’assunzione di qualche sostanza stupefacente o meno, quello che conta è che gli venga da dentro e si stampi sulla sua faccia e così questa vita, tanto fasulla e impossibile da sembrare vera nella sua trasgressiva e confusa vaghezza, ci trascina con lei, su una macchina, su un motoscafo, sotto a un ponte, su una barca da pesca, fra le cosce di una donna o ai suoi piedi mentre ne succhiamo le dita e ci facciamo un altro tiro d’erba.
Non bisogna prendere assolutamente nulla sul serio di quanto vediamo, però ricordiamoci che un sorriso e un abbraccio ci rendono più umani di mille parole e discorsi e che se abbiamo deciso di perderci, che sia l’arte (o la menzogna di farla) a dirci verità che abbiano la stessa bellezza delle più dolci bugie.
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