Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Marcello, tosatore di cani, è la mascotte del bullo del quartiere: gli procura la cocaina, gli fa da autista nelle sue spedizioni e ne riceve in compenso le briciole; poi, quando viene costretto ad aiutarlo nel furto al Compro oro adiacente al proprio locale, finisce in galera e perde anche la minuscola rispettabilità sociale che si era conquistata presso i vicini, che ora lo considerano un infame: a quel punto, nel suo piccolo, si incazza persino lui. Storia deprimente, personaggi squallidi, ambiente degradato, palazzi fatiscenti da quando sono stati costruiti, un protagonista con la faccia che sembra uscita da un fumetto. Il film si ispira al famigerato delitto del canaro avvenuto nel 1988, ma evita dettagli truculenti: niente torture né mutilazioni, anzi la scena dell’omicidio ha addirittura una certa pacatezza. In apparenza Marcello è indifferente a tutto, ma è l’unico che conserva un barlume di senso morale: più ancora che nelle tenerezze verso la figlioletta, lo mostra nell’episodio in cui torna masochisticamente in un appartamento svaligiato per liberare un cagnolino rinchiuso nel freezer dai complici. Un anno di prigione viene inghiottito da un’ellissi: Marcello ne esce tale e quale era prima, solo un po’ incattivito, perché la prigione è già quella in cui vive ogni giorno; solo alla fine di tutto, forse, se ne renderà conto.
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