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Dogman

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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La recensione su Dogman

di giurista81
6 stelle

Matteo Garrone, dopo Gomorra, torna alle atmosfere e al taglio de L'Imbalsamatore (si vedano le scene con Pesce rinchiuso nella gabbia e Garrone che alterna, in montaggio, le immagini del pestaggio con i primi piani dei cani) per raccontare in via romanzata i fatti criminali che videro coinvolto Pietro De Negri, meglio conosciuto come "Er Canaro" per via della sua attività di dogsitter e toelettatore di cani. Garrone, unitamente ad altri due sceneggiatori, prende spunto dalla cronaca nera per costruire un film trionfatore ai Nastri d'Argento (otto premi) e ai David di Donatello (nove statuette). Caratterizzato da un taglio documentaristico (molte semi-soggettive) scorre in virtù di un ritmo lento e dilatato (gli ultimi cinque minuti ne sono un fulgido esempio). Garrone trasmette realismo e, pur mitigando la violenza, inserisce scene crude e soprattutto il desolante contesto sociale in cui si trova a operare Marcello (un grande Marcello Fonte). Il "canaro" di Garrone è un uomo vittima delle cattive conoscenze e dell'ambiente in cui è costretto a vivere. Siamo ai margini di Roma, in un quartiere in riva al mare ad altà densità di criminalità. Marcello si trova coinvolto in una serie di delitti orchestrati da un bullo di nome Simone (un cattivissimo Edoardo Pesce) che non segue alcuna etica ed è completamente schiavo della cocaina. Debole di carattere e incapace di imporsi, Marcello si troverà a scontare le malefatte dell'amico, vedendosi isolare dagli uomini in cui è cresciuto, oltre che a passare un anno di carcere perché non intenzionato a collaborare con la giustizia. E' questo che emerge dall'opera di Garrone, un senso di impotenza e di incapacità di manlevarsi da una via tracciata che non può che portare alla disperazione. Marcello è un buono, ama gli animali, ma non riesce a imporsi. La sua bontà d'animo è dimostrata in più sequenze. Su tutte brilla la decisione di ritornare sulla scena di un furto in abitazione allo solo scopo di salvare un cane che i compagni di sventura hanno rinchiuso nel congelatore per farlo zittire. Dolce con la figlia, cerca di portare il buon per la pace ma finirà per farsi coinvolgere da una spirale che lo porterà a compiere un cruento delitto pur di farsi rispettare. Passerà, tuttavia, ancora una volta inosservato.

Fotografia fredda, scenografie squallide ma adeguate, montaggio molto lento. Pur riconoscendone le eccelse interpretazioni (Marcello Fonte ed Edoardo Pesce su tutti), è un drammatico vietato ai minori di 14 anni, a mio avviso, molto sopravvalutato. La sceneggiatura non è innovativa e si rivela, se mi concedete il termine, di circostanza. 

Sullo stesso caso e nel medesimo periodo Sergio Stivaletti ha diretto un film dal taglio più di genere, ma assai meno idolatrato, intitolato Rabbia Furiosa - Er Canaro.

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