Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Marcello ha una toelettatura per cani e sottobanco spaccia; fra i suoi clienti c’è Simone, energumeno violento e irrefrenabile. Quando deve scegliere fra denunciare Simone per un furto o farsi un anno di galera al posto suo, Marcello non ha dubbi ed entra in cella. Ma all’uscita reclama metà del bottino.
Per quanto non compaia da nessuna parte sui titoli del film, come è noto – e piuttosto evidente di per sé – Dogman è liberamente ispirato ai tragici fatti del Canaro, un crudele omicidio avvenuto a Roma nel 1988. Tre decenni più tardi Matteo Garrone scrive questa pellicola insieme a Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, con la collaborazione di Marco Perfetti, Giulio Troli e dei fratelli D’Innocenzo, che sostanzialmente ripercorre quel delitto aggiungendo al nero profondo della vicenda una dose più che abbondante di suspence, gestita peraltro con innegabile maestria. Ma anche la resa estetica del lavoro è da sottolineare: in particolare per la fotografia di Nicolaj Bruel, così come per la colonna sonora in sottotraccia di Michele Braga; infine va spesa una nota di merito per i due interpreti centrali, perfettamente calibrati, sia l’odioso Edoardo Pesce che l’inquietante e a tratti inafferrabile Marcello Fonte. Al di là di tutto ciò – non poco – che c’è di positivo in Dogman, i dubbi rimangono quantomeno su un paio di sequenze; sul piano logico lascia perplessi quella dell’entrata in carcere: come può un uomo essere condannato senza uno straccio di prova, senza la refurtiva, senza alcuna confessione? Secondariamente qualche amarezza proviene dal finale, che definire aperto sarebbe sbrigativo: semplicemente di vero e proprio finale non si tratta, è quasi come se Garrone (sempre più cosciente dei propri enormi mezzi, va riconosciuto) decidesse di troncare il film in lieve anticipo. Fra gli altri attori in scena: Adamo Dionisi, Nunzia Schiano, Aniello Arena e Francesco Acquaroli. 6,5/10.
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