Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Pur essendomi da subito apparso un buon film, in un primo momento Dogman mi aveva deluso per il suo finale, che non avevo ben compreso. Ripensandoci a mente fredda, invece, anche quel finale acquista un senso, soprattutto se inserito nel contesto dell'opera di Garrone. Prima di tutto perché sia la trama che l'ambientazione, ma anche una certa costruzione dei personaggi, fanno pensare a Dogman come a uno dei possibili episodi di Gomorra (fatta la dovuta tara per lo sfondo qui romano dei suburbi). In secondo luogo c'è, secondo me, un non troppo velato richiamo (probabilmente neanche voluto, perché questa tematica fa parte del mondo cinematografico di Garrone) a L'imbalsamatore, il primo film importante del regista romano. Si tratta della ricerca d'affetto da parte del protagonista (a un certo punto lo dice espressamente, «qui non mi vuole più bene nessuno»), il quale ha un disperato bisogno di considerazione da parte di chi gli sta intorno. Per questo bisogno di considerazione, Marcello accetta ogni sopruso e qualsiasi imposizione, fino all'umiliazione, da parte del bullo di quartiere Simone, prepotente e reso ancor più aggressivo dalla sua dipendenza dalla cocaina. A tanto arriva la sudditanza di Marcello nei confronti di Simone, da accettare di farsi un anno di carcere da innocente, pur di non rivelare alla polizia il nome del vero colpevole di un furto perpetrato passando attraverso il negozio di toelettatura per cani di proprietà del protagonista. Diversamente dall'episodio di cronaca cui s'ispira (il delitto del «canaro», di circa trent'anni fa), quando Marcello attira il bullo nell'agguato fatale, vorrebbe solo che quello gli chiedesse scusa di tutti i soprusi subiti. Quando poi si vede costretto ad uccidere uno dei cattivi più riusciti del cinema italiano degli ultimi anni (peraltro benissimo recitato da Edoardo Pesce), porta in giro il cadavere come un trofeo che possa fargli riacquistare il rispetto degli amici del calcetto. E quando anche questo gesto si rivelerà inutile, privato anche dell'«ammore» dei suoi cani, a Marcello non resterà che ricercare la compagnia di colui che, a modo suo, gli aveva comunque manifestato considerazione.
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