Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Non una ricostruzione delle'efferato fatto di cronaca anni 80, ma il racconto angosciante e teso di una cupa realtà di degrado urbano e sociale, ove un uomo buono ma debole si fa trascinare in un abisso di disperazione e rabbia.
Liberamente ispirato alla efferata storia del “canaro” , ma non certo una ricostruzione fedele, piuttosto una personale rielaborazione in cui Garrone riporta la triste vicenda anni 80 ai nostri giorni ed, invece del quartiere della Magliana, sceglie di ambientarlo in uno spettrale litorale romano (le riprese sono però state realizzate a Castel Volturno) tra palazzoni irreali ed ecomostri abbandonati, affacciati direttamente sul mare.
La violenza ed il sangue non mancano, ma Garrone non ne fa voyeuristicamente e morbosamente il fulcro dell’opera, che è invece la discesa in un abisso di disperazione di un uomo buono, Marcello (Marcello Fonte) un mingherlino la cui stazza gracile ed indole arrendevole lo portano a cedere alle prepotenze di un bullo di quartiere, Simone, ex pugile cocainomane dal volto segnato da cicatrici. (Edoardo Pesce). Il povero Marcello vorrebbe solo essere lasciato solo a vivere la sua semplice ed umile vita di toelettatore di cani, illuminata solo dal rapporto con l’amatissima figlia, invece di venire trascinato dal balordo in improbabili piani criminali per cui certamente non è tagliato, se la sua prima preoccupazione dopo un furto in appartamento è accorrere al salvataggio del cane dei derubati, che un sadico compare ha rinchiuso nel freezer. Emblema della sua bontà d’animo è proprio il rapporto di complicità che Marcello riesce a stringere con i suoi adorati cani, protagonisti con lui di scene a volte surreali e spassose. Tuttavia la sua debolezza fisica e mentale lo porta a permettere all’instabile Simone di condizionare ed alla fine compromettere la sua vita, un’oppressione da cui diviene impossibile liberarsi senza un atto eclatante, un’esplosione frutto delle sofferenze accumulatesi nel corso di anni di angherie.
Garrone sa dipingere l’ affresco angosciante di una cupa realtà di degrado urbano e sociale, un microcosmo di sudicia periferia ove la tensione sale fino a livelli insopportabili e sconvolgenti. In questo mondo ai margini che si rivela feroce e bestiale, i cani rappresentano i caratteri umani come spiriti animali: se Simone è un ringhioso pitbull, Marcello è un tremante chihuahua, capace però azzannare al superamento di un punto di non ritorno.
Marcello Fonte, premiato come Miglior Attore a Cannes 2018, volto irregolare e “brutto”, è perfetto per la parte, ed altrettanto efficace è Edoardo Pesce, credibile a rendere la brutalità del bestiale Simone.
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