Regia di Lello Arena vedi scheda film
Seconda prova degli "Arteteca", con la regia di Lello Arena. Deludente
Monica ed Enzo stanno per coronare il loro sogno d’amore, invitandoci ad entrare nella comicità surreale, in salsa napoletana degli “Arteteca”, il duo partenopeo, costituito da Monica Lima ed Enzo Iuppariello, insieme in arte, come nella vita. Nel film lei è una parrucchiera, specializzata nello shatush arcobaleno, lui fa il cassiere in un supermercato e allena una squadretta di calcetto giovanile. Monica vuole sposarsi, o meglio vuole sposare Enzo, ad ogni costo, Il matrimonio “s'ha da fare” e come si deve, costi quel che costi. Monica è una perfezionista, con manie di grandezza e vuole avere l’ultima parola su tutto, dall'abito da sposa al ristorante, dalle bomboniere al viaggio di nozze, per non parlare dell’arredamento per la casa, fino all'ultimo dei soprammobili, senza badare a spese. A Enzo tocca l’ingrato compito di calcolare, che ci vorranno cinque anni per pagare tutti i debiti, contratti con una finanziaria, cui sono costretti a ricorrere Per giunta perviene la notizia della chiusura del centro commerciale in cui lavorano, con conseguente perdita del posto, per entrambi. Monica non vuole sentire ragioni, niente deve guastare il giorno più bello della sua vita. Dopo gli sfarzosi festeggiamenti, I due novelli sposi fingono di partire per la luna di miele e invece si recano in Germania a cercare lavoro per pagare i debiti, ad accogliergli il cugino di Enzo, in compagnia di una scorbutica e glaciale moglie tedesca, costui trova lavoro a Enzo come cameriere in una pizzeria e a Monica come domestica presso una coppia italiana.
Dopo il successo di pubblico, soprattutto in Campania, di “Vita,cuore,battito” gli Arteteca si cimentano in un secondo lungometraggio, stavolta dietro la macchina da presa, troviamo il redivivo Lello Arena, che dirige il suo secondo film come regista a 30 anni da Chiari di luna. Ma l’incontro, sul piano artistico, si rivela deludente, la regia non riesce a far emergere la genuina anima kitsch degli Arteteca, che qui si disperde in una storia posticcia, una commedia degli equivoci, basata sui soliti contrasti da stereotipo, tra le due mentalità agli antipodi: quella italiana-partenopea, pressapochista, ma umana e quella europea-tedesca, precisa ma rigida e distante. Nel primo film la simpatia e il traino di notorietà dei protagonisti, ha pagato e i due hanno cavalcato il loro successo, reduci dall’affermazione artistica, riscossa dalle divertenti gag rappresentate nel programma cabarettistico “made in sud,” dove si erano fatti conoscere e apprezzare. In “Finalmente sposi “invece l’unica vera novità è rappresentata da Lello Arena tornato alla regia dopo ben trent’anni. All’epoca un ragazzo lasciava un piccolo paese per andare a Napoli, in cerca di lavoro, oggi invece che la città partenopea non offre molte “chance” per trovare lavoro ci si deve recare in Germania. In entrambi i film, però la regia è fiacca e si preferisce ricordare il Lello Arena partner e spalla di Massimo Troisi, nei primi anni ottanta. In questo film non c’è una solida sceneggiatura alle spalle e i pochi momenti piacevoli restano legati alle divertenti storpiature linguistiche di Monica Lima, anche se in verità non tutte purtroppo funzionano.
Forse la scena più simpatica è quella al pub in cui Monica costringe Enzo a chiederle di sposarla, mentre è distratto dalla partita Napoli-Milan. Ma poi la loro comicità procede per sketch, già di per sé evanescenti, che finiscono con il cortocircuitare la struttura narrativa, cosi i proverbi riveduti e scorretti da Monica, e le sue confusioni linguistiche “So feconda”. “E primo chi è arrivato”. non riescono a divertire più di tanto. Peccato perché proprio Monica Lima, in particolare, sarebbe dotata di una discreta vis comica, ma ha bisogno di essere sostenuta da una buona regia e da un’altrettanta buona scrittura, sprecata Nunzia Schiano, caratterista di gran talento.
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