Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
"Me lo porti un bacione a Firenze, che te lo tronco in culo", canta gongolando beato il figlio dell'autore di Ladri di biciclette ed Umberto D; intorno tutti lo applaudono come se fosse divertente. L'ennesima porcata dei Vanzina (altri due che dovrebbero essere diseredati) nemmeno si sforza di trovare delle idee: mette semplicemente in scena una serie di luoghi comuni ritriti sul tema 'viaggio nel tempo' ed applica al tutto una volgarità che realmente ha trovato eguali nel cinema mondiale, perlomeno a questi livelli di popolarità. 50 miliardi di mosche non possono sbagliare, gli italiani sono nel giusto ad apprezzare i Vanzina. Addirittura arriverà un sequel, l'anno successivo, come se non fosse abbastanza deprimente ed osceno tutto questo.
Un'attrazione turistica chiamata 'macchina del tempo' prende a funzionare davvero: due italioti 'medi' si ritrovano catapultati nella preistoria, mentre uno scienziato cerca di riportari al presente finiscono ancora nel Rinascimento, nel Settecento, nella seconda guerra mondiale e pure nel futuro prossimo.
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