Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
Nell’agosto del 2000 un sottomarino russo, durante un’esercitazione, precipita sul fondo del mare di Barents. L’equipaggio tenta in ogni modo di sopravvivere in attesa dell’arrivo dei soccorsi, che però vengono fermati dalle difficili condizioni ambientali. Nel frattempo il caso diviene politico e internazionale.
Kursk appartiene in modo evidente alla produzione ‘mainstream’ di Thomas Vinterberg, regista danese ideatore con Lars Von Trier del cosiddetto Dogma 95 e in effetti autore anche di pellicole a basso budget, realizzate con attori locali e mezzi spartani. Per quanto Kursk sia senza dubbio un lavoro adeguatamente rifinito, dalle atmosfere dense e dotato di eccezionali effetti speciali, rimane comunque forte la sensazione che nella sua parte ‘underground’ di filmografia Vinterberg sia maggiormente ispirato. Il prodotto è in ogni caso confezionato con la massima accortezza, la coproduzione internazionale (Luc Besson) conta sei bandiere (Francia, Usa, Belgio, Canada, Lussemburgo e Romania) e non mancano neppure i nomi di richiamo, come Colin Firth e Max Von Sydow in uno dei suoi ultimi ruoli, ma anche Lea Seydoux, Matthias Schoenaerts, Peter Simonischek e Bjarne Henriksen. Eppure la gran parte delle due ore di Kursk è composta da infinite sequenze ambientate dentro a un sottomarino, con radi dialoghi privi di battute più di tanto memorabili e scarsa azione – caratteristica che va in un certo senso a bilanciarsi con gli estremi di altre scene: esplosioni, fiamme, panico e via dicendo. Nel complesso un blockbuster di buon valore, ma che lascia poco allo spettatore, anche per una certa tendenza a risolvere semplicisticamente i rapporti tra i personaggi (la madre in ansia col bimbo piccolo non poteva mancare; e anche il vecchio ufficiale borioso che nasconde palesemente il disastro è della partita); sceneggiatura di Robert Rodat dal libro A time to die di Robert Moore. 4/10.
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