Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
Fa un po' specie, sinceramente, trovare il bravo Vinterberg, uno dei co-autori del manifesto "Dogma" con Von Trier, alle prese con la tragica storia del Kursk, sottomarino nucleare russo che nel 2000 affondò nel mare di Barents, portando con sé tutti i suoi marinai, in una sciagura che fece storia. Vinterberg, per me, resterà sempre quello di "Festen" e di "Dear Wendy", e, più recentemente, degli ottimi "Submarino" e "Il Sospetto". Il film catastrofico, perché alla fine "Kursk" è questo, non è esattamente nelle sue corde, non è, per intenderci, Paul Greengrass, che qui sarebbe andato a nozze. Eppure, facendo la tara su come, in realtà, siano andati i fatti, (film di questo tipo scatenano sempre polemiche su qualcosa di omesso), "Kursk" funziona e angoscia, nelle scene forti ed efficaci dalla pancia moribonda del sottomarino. Vinterberg aggiunge le storie umane di superficie, delle mogli e dei figli, che potrebbero inabissare il film ma che invece sono in buon controllo e non esagerano con il melodramma. Ha dalla sua, poi, un parco attori formidabile, da Max Von Sydow a Colin Firth, che aiutano tutti a recitare bene, a rendere credibile la vicenda, a farci sentire l'agonia dei poveri militari russi in balìa dell'acqua e della burocrazia. E' chiaro che Vinterberg non ha spazio di manovra per inanellare un Cinema di rottura, come ai bei tempi, e la sua regia è piuttosto convenzionale, adatta allo scopo. E' stato ormai imbrigliato e credo che il suo Cinema continuerà così, fra alti e bassi. Peccato, perché aveva gran forza, andata smorzandosi con gli anni. Tornando al film, si passano due ore piuttosto intense, anche sapendo già come finirà la vicenda, visto che è la Storia ormai a raccontarcela. Interessante.
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