Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
Dal vino all'acqua, ancora nel segno dell'eccesso, con enfasi quasi cristologica. O, piuttosto, dall'acqua al vino. Già perché se l'alcol era il perno attorno al quale ruotava Un altro giro, l'acqua - tantissima, troppa - è quello attorno al quale si snoda Kursk, fondo di magazzino del 2018 riciclato per il mercato italiano in piena estate 2023. È la storia vera di un sommergibile russo che, nel 2000, vide morire tutto il suo equipaggio, lasciando orfani 71 bambini, come ci informano i titoli di coda. Più dei guasti tecnici e dell'imperizia di qualche novellino poté l'ostinazione di una burocrazia militare che temporeggiò troppo prima di servirsi dell'aiuto della ben più dotata marina inglese: vedi mai che nei fondali i britannici ti scovano qualche segreto militare? Insomma, clima da infinita guerra fredda (erano passati appena undici anni…) nonché indifferenza tetragona verso le famiglie di quei poveri ragazzi costretti a morire perché i segreti militari avevano la priorità e dovevano rimanere tali. Tutto giusto, benissimo ricordare l'ottusità di quei burocrati dementi, il che funziona anche da monito per ben altre morti in mare, quelle a cui ci hanno abituati stragi come quelle di Cutro o sulle coste della Grecia, con tanto di passerelle del Governo peggiore della storia dell'Italia repubblicana. Ma il film si colloca senza grande inventiva sulla stessa linea che passa per U-Boot 96 (Wolfgang Petersen) e K-19 (Kathryn Bigelow), secondo i dettami del genere: errori umani, pendolarismo tra ansia ed euforia, famiglie in attesa, ragion di stato. Tutto già visto.
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