Regia di Valeria Golino vedi scheda film
Ettore e Matteo sono fratelli, eppure non potrebbero essere più differenti fra loro: il primo è uno schivo, taciturno insegnante di provincia, il secondo uno spavaldo imprenditore, omosessuale ed espansivo. Le distanze vengono a colmarsi – e a rivelarsi per ciò che sono, cioè solamente apparenti – quando Ettore scopre di essere gravemente malato.
È un film sulla bellezza della vita, certo, sulla meraviglia che ci accoglie al risveglio ogni singolo giorno sulla Terra, che non per questo però finisce per filosofeggiare eccessivamente o sporgersi pericolosamente in avanti verso sponde ottimiste-cristianeggianti; ma Euforia è soprattutto un film sull’incredibile forza – e mistero, perché è tutto tranne che una scelta nella vita – dell’essere fratelli, dell’avere qualcuno con cui si spartisce tanto, sia dal punto di vista del dna che da quello delle esperienze personali, da potersi permettere di non sentirsi mai veramente soli al mondo. Valeria Golino torna dietro la macchina da presa a cinque anni di distanza dal bell’esordio con Miele (2013) e lo fa con un’altra storia coraggiosa e intrisa di dolore, forse fin troppo; se formalmente la pellicola ha una buona tenuta, va rilevato che è invece nei contenuti che l’opera si fa realmente interessante e ambiziosa perfino. Doveroso è citare la coppia centrale di protagonisti formata da Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea, che sostanzialmente reggono sulle spalle l’intera storia; in secondo piano – strano, per un copione firmato da tre donne: la regista (e da poco ex-compagna di Scamarcio), Valia Santella e Francesca Marciano – invece i personaggi femminili, sebbene anche questi ruoli vengano affidati a nomi di tutto rispetto: Jasmine Trinca, Isabella Ferrari e Valentina Cervi sono i principali. 6,5/10.
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