Regia di Michael Apted vedi scheda film
John Belushi composto, senza occhiali da sole, pettinato con la riga, che si innamora di una brava ragazza.... sembra strano ma funziona.
È una pellicola gradevole, a metà tra il serio e la commedia, questa costituita da sprazzi di umorismo garbato sparsi qua e là, che non ne fanno mai un film comico.
Si tratta di un equilibrio riuscito e non facile da raggiungere.
Come protagonista vediamo un John Belushi “ripulito” e pettinato, molto diverso da come appare in “Blues Brothers” e in “Animal house”. Ciò evidenzia la versatilità dell'attore, o forse addirittura la presenza di un lato della sua personalità che di solito restava in ombra. Belushi non era solo spaccone e trasgressivo, ma aveva forse un lato di sé molto più tranquillo e moderato. Almeno così mi sembra per come recita in questo film. In ogni caso, è inevitabile rammaricarsi per la sua precoce morte, tanto più perché causata da futili motivi. Le immagini che si vedono durante i titoli di coda, le quali paiono foto ricordo scattate sul set, hanno quasi l'aria di essere le foto del suo necrologio.
Il regista Michael Apted si dimostra migliore nelle sequenza girate in montagna – sobrie, misurate, con una particolare atmosfera e un gran senso del paesaggio – che in quelle girate in città. Non so se per colpa sua o del pur bravo sceneggiatore Lawrence Kasdan: fatto sta che gli episodi a Chicago sono un po' frettolosi e il percorso interiore del personaggio non è ben tratteggiato.
Comunque, nel complesso è un film piacevole, che intrattiene lo spettatore, anche grazie ad una trama non convenzionale e imprevedibile. È una pellicola figlia degli anni '70 (l'impegno civile del protagonista), ma che già respira l'aria degli anni '80, specie quanto ad un certo tipo di commedia sentimentale.
Detto a margine, è uno dei pochi film girati a Chicago, come del resto lo spesso “Blues Brothers”. Mi pare che non dessero i permessi per le riprese.
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