Regia di Richard Brooks vedi scheda film
Da un romanzo di Milton Lott, girato nel Center State Park e nello United State National Monuments del Sud Dakota. 1883, Dakota: Tony Mackenzie è un ex cacciatore di bisonti, ora allevatore di bestiame: conduce una vita onesta e tranquilla, stanco delle continue carneficine e dell'odio e della violenza che stanno rovinando i popoli. Charlie Gilson è a sua volta un famoso cacciatore di bisonti oltre che un uomo sanguinario e crudele. Per lui "uccidere è una cosa naturale: più uccidi più sei eroe. La pace è solo un breve periodo di riposo prima di riprendere a combattere". I loro destini si incontrano quando Gilson decide di ingaggiare Tony per una nuova e ricca caccia, l'ultima, forse la più importante: Tony accetta perché vede la possibilità di soldi facili ("solo i delusi lavorano per soldi facili" gli dice l'amico Gamba matta). Al gruppo si uniscono Gamba matta, vecchio compagno di avventure di Tony, uomo semplice che porta con sé per il viaggio solo un paio di pantaloni, una camicia e la fisarmonica, così soprannominato perché un tempo, dopo essersi ubriacato, si addormentò nella neve e la gamba, ghiacciandosi per il freddo, andò irrimediabilmente perduta, e Jimmy Obrian, giovane alle prime armi figlio già orfano di una indiana. La convivenza tra i quattro risulta da subito difficile perché Charlie è uno che prende tutto come un fatto personale: odia gli indiani, ha fatto pratica nel mestiere uccidendoli senza pietà e senza rispetto, anche alle spalle; per lui gli indiani sono animali: "uccidere è la sola vera prova che sei in vita". Combatte per gusto, per semplice piacere: schiavo della sua pistola è un attaccabrighe violento e spietato, sospettoso e falso, incapace del benché minimo gesto di sensibilità: "un buon cacciatore di bisonti non può avere cuore" si ripete. Non ha alcun senso morale né il minimo rispetto per l'altro popolo (uccide anche un bisonte bianco, vero e proprio feticcio per il popolo indiano - "prendete il nostro cibo, ora anche la nostra religione" -, bisonte già risparmiato proprio per questo motivo da Tony, solo perché la sua pelle è molto più rara quindi privilegiata e preziosa, e garantisce così un guadagno ben più consistente ("il tesoro, che obbrobrio!! A cosa arriva l'uomo" dice ad un certo punto Tony). Quando poi sul loro cammino i protagonisti incontrano un'indiana di cui Tony si innamora mentre Charles si limita a maltrattarla e sfruttarla per le sue sporche esigenze sessuali, scoppia la guerra. Di fronte a quest'assassino violento impersonato con straordinaria efficacia da Robert Taylor, a Tony (un intenso e convincente Stewart Granger) non resta che fuggire con la sua donna, animando lo spirito di rivalsa e di vendetta di Charles. Ma sarà la stessa natura a fare per una volta giustizia. "Western onesto (come il suo regista), insolito (perché mostra i cacciatori di bisonti), coraggioso (perché ricorda che all'origine degli Stati Uniti di oggi c'è il genocidio di un popolo e una catastrofe ecologica), efficace (perché ai temi antirazzisti di fondo corrispondono i personaggi e le loro azioni)" (Morandini). Brooks ci regala un'opera vigorosa ed appassionante (le sequenze di caccia sono di impressionante crudeltà e durezza con i bisonti che cadono a peso morto come birilli, sotto gli implacabili e precisi colpi dei cacciatori), in cui accanto alla riflessione, certo non originale ma pur sempre preziosa, sulla convivenza tra bianchi e indiani e alla condanna della ricerca ossessiva e ossessionante, malata e disturbante di ricchezze (in alcuni passaggi il film sembra omaggiare esplicitamente "Il tesoro della Sierra Madre" di Huston) spicca una convinta ed accesa vena ecologica ed ambientalista che consente di giungere ad un finale splendido e giusto, inevitabile ma tutt'altro che scontato: mentre lo spettatore si aspetta il solito duello tra i due antagonisti con il cattivo costretto a soccombere, Brooks fa in modo che sia la Natura a fare il suo corso, decidendo alla fine chi sia il più forte che merita di sopravvivere.
Voto: 7 e mezzo.
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