Regia di Maurizio Nichetti vedi scheda film
Favoletta sull'Italia degli anni Cinquanta, poco legata, mi pare, all'attualità - di metà anni Novanta - dove Nichetti propone per l'ennesima volta lo stesso personaggio svampito da fumetto, che si trova in qualche modo in sembianze umane di carne, ossa, baffi e capelli, quasi rovesciando il procedimento che lo stesso Nichetti aveva utilizzato in Volere volare (1991).
Va a merito del regista/mimo milanese la creazione di un personaggio femminile di ligia maestrina elementare che, novella Peter Schlemihl, perde la propria ombra, la quale acquista una esistenza libera fuori dagli schemi imposti (in realtà il personaggio del romanzo di Adalbert von Chamisso la vendeva al demonio), bene interpretato da Iaia Forte.
Purtroppo qui il mondo rappresentato da Nichetti somiglia fin troppo a Paperopoli e a Topolinia, mancando soltanto il commissario Basettoni e il deposito di Zio Paperone a presidiare la collina e i dollari del riccastro. Restano, tuttavia, molto godibili i duetti tra il preside Luigi Maria Burruano e il maestro ruffiano Ivano Marescotti: due attori che riescono a ravvivare anche dei personaggi bidimensionali.
È da segnalare, per pura curiosità, la presenza di Fabiano Santacroce, futuro calciatore professionista (purtroppo per lui oggi involontariamente coinvolto nel disastro del Parma Calcio), nel ruolo di uno dei bambini del circo.
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