Regia di Luigi Zampa vedi scheda film
E' un film atipico per Zampa, quantomeno per la tipologia di messa in scena, per lo stile utilizzato nel proporre un messaggio comunque - come nei suoi canoni - critico nei confronti della società italiana. Qui in particolare la storia affonda il colpo sulla Sicilia malata di mafia ed omertà, così come viene raccontata nel romanzo di Giuseppe Fava da cui il film è tratto. Peraltro Fava, scrittore e giornalista, morirà assassinato proprio dalla mafia qualche anno più tardi. Nulla da ridire sul cast, nulla da eccepire sulle scelte registiche, il prodotto è ben realizzato, ma la storia è francamente un polpettone che mischia ciò che in quegli anni era più in voga nel nostro cinema: polizi(ott)esco e morboso, violenza e foschi intrighi popolari, a dare forma ad un thriller di paese, indagine sociale (alla 'cinema civile', Petri e Rosi insomma) con un pizzico di qualunquismo populista (caratterizzazioni stereotipate). Insomma, il risultato non può funzionare, nonostante in sceneggiatura mettano le mani, oltre al regista, Benvenuti e De Bernardi, e nonostante anche le discrete e morriconianissime musiche della colonna sonora. 4,5/10.
Una maestra viene trasferita dal nord in Sicilia. Cominciano subito ad approcciarla molti uomini, ma tutti vengono assassinati e lei viene accusata di partecipare ai delitti.
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