Regia di Luigi Zampa vedi scheda film
Basato sull'omonimo romanzo di Giuseppe "Pippo" Fava, giornalista ammazzato dalla mafia nel 1984 (nonché padre del parlamentare europeo Claudio Fava), il film di Zampa parte bene, come una sorta di giallo sciasciano che, volutamente, lascia nel dubbio se gli omicidi che si susseguono sullo schermo siano dovuti a trame mafiose oppure a difesa dell'onore della maestrina venuta dal continente. La conclusione, infatti, è nella migliore tradizione del giallo politico e di denuncia non soltanto della mafia in quanto organizzazione, ma anche della mentalità siciliana, passiva e rassegnata, perfetto brodo di coltura per l'affermarsi degli affaristi più subdoli e prepotenti. In questo senso il libro di Fava e, di conseguenza, il film di Zampa hanno la loro funzione più essenziale: in un recente documentario trasmesso dalla RAI sulla cattura del boss Provenzano, i magistrati raccontano come una grossa azienda siciliana finanziatrice delle cosche abbia, su iniziativa degli stessi membri della cupola, aderito a un'associazione di imprese antiracket, o come un comune fortemente infiltrato dalla mafia abbia concesso, con tanto di cerimonia solenne, un premio a Raoul Bova per la sua interpretazione del capitano dei carabinieri Ultimo. Così, qui, il mafioso più potente e pericoloso è quello che all'apparenza sembra più mite e ragionevole. Ed in realtà è colui che gattopardescamente deriva il proprio potere dall'aristocrazia borbonica, passando per il potere fascista e che si sente custode dei valori più antichi, quali il dovere d'ospitalità e la salvaguardia della virtù delle donne, specialmente se belle. Peccato che, per giungere a questa conclusione, che a metà anni settanta non era nemmeno tanto scontata, si passi attraverso una trama prevedibile e poco plausibile, specialmente nel personaggio del nanetto che, per lanciare messaggi alla protagonista, si comporta come un cagnolino. E peccato anche che alcuni personaggi, che potevano risultare interessanti (vedi ad esempio il giornalista, che sembra somigliare a Fava), siano resi in maniera caricaturale. E peccato infine che, salvo qualche eccezione (direi Orlando e Giuffrè), gli attori siano completamente spaesati: se Jennifer O'Neill, sicuramente non una grande attrice, è comunque qualcosa di più di una bella presenza, l'inglese James Mason non convince nella parte di un avvocato siciliano, e tanto meno lo spaesato Franco Nero: farlo passare dai panni del capitano Bellodi del "Giorno della civetta" (1968) a quelli del professore siciliano, imbranatissimo nelle scene che si presumerebbero di sesso, equivale a uno dei delitti che si vedono nel film. (14 luglio 2007)
Una giovane maestra elementare, inviata ad insegnare in un paesotto della provincia di Ragusa, si trova al centro di strane manovre e di misteriosi omicidi, che colpiscono chiunque la importuni, tanto che gli abitanti del luogo cominciano a ritenerla una persona importante e con potenti protezioni.
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