Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
La sceneggiatura, scritta dal regista e da Hugo Butler e proveniente da un racconto di Peter Matthiessen, è un congegno di precisione meccanica, ai limiti del didascalico per quanto riguarda le caratterizzazioni messe in campo: come nel classico indovinello di lupo, capra e cavoli, sull'isola in cui l'azione si svolge gli equilibri fra i personaggi sono fragilissimi e continuamente prossimi alla frantumazione. Eccessive, a tale proposito, le connotazioni 'manicheistiche' del bianco/violento/stupratore/bugiardo/dal fucile facile e del nero/pacifico/protettivo verso la ragazzina/sincero/inoffensivo, che si rispecchiano poi nell'arrivo dello sceriffo aggressivo e razzista e del prete riflessivo e solidale con Traver; in mezzo a queste due coppie già di per sè instabili si pone la ragazzina, Evie, secondo Miller già donna, ma secondo il prete e Traver (nonchè, chiaramente, la legge) ancora una bambina. Nonostante sia Bunuel, cioè un autore interessato a svelare i giochi perversi e sotterranei del Male nella nostra quotidianità, rifiutando perciò a priori il lieto fine e le soluzioni di comodo, la giustizia qui trionfa e la verità viene a galla. La costruzione della storia, nei limiti di questa semplice struttura, è intrigante e il ritmo sufficiente; buoni gli interpreti nonostante il regista giri ancora in Messico, ben lontano - materialmente e moralmente - da professionismo diffuso e divi hollywoodiani. Musiche tenute in secondo piano: ed è curioso, nella vicenda di un clarinettista (Traver). 6/10.
Ricercato per uno stupro mai avvenuto, il nero Traver approda su un isolotto in cui vivono il bianco razzista mr. Miller, l'anziano Pee Wee e la nipotina di quest'ultimo, la quattordicenne Evie. Pee Wee muore proprio quando Traver fa conoscenza degli altri due: si instaura così un triangolo pericolosissimo, proprio mentre sull'isola sbarcano lo sceriffo e un prete...
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