Regia di Peyton Reed vedi scheda film
Scott Lang si trova agli arresti domiciliari a seguito di un suo coinvolgimento al seguito di Capitan America in fatti e circostanze che personalmente prendo per buone, non avendo (fino ad ora) visto quel Capitan America - Civil War, da cui le conseguenze attuali prendono spunto.
Problema non grave, che tuttavia ufficializza il tronfio atteggiamento di una casa di produzione di fumetti che ha trovato nel cinema la sua mecca dorata, e dà per scontato che chi si avvicina ad un suo prodotto a largo consumo, abbia necessariamente preso visione di quanto in precedenza raccontato in seno ad altri supereroi della famiglia.
Nonostante il divieto (blando e scanzonato) di lasciare il proprio domicilio, Lang viene coinvolto dal professor Hank Pym nelle ricerche della adorata moglie, nonché madre di Wasp, persa da decenni nell'infinitesimo mondo della materia "quantistica" (termine che viene utilizzato così sovente che pare un intercalare come il "cioè" messo a sproposito ogni dove, e circostanza di cui il film si auto-consapevolmente si sbeffeggia con una certa efficace ironia), e territorio "percorso" in precedenza solo da Scott, l'unico testimone in grado di essere riuscito a fare ritorno da una miniaturizzazione del genere.
Sarà un'impresa ardua perché gli interessi in gioco spingeranno diversi personaggi loschi ad intervenire per intralciare i piani dei due supereroi e dell'anziano scienziato; senza contare tutti gli inconvenienti che questa emergenza pone dinanzi alla vita familiare già problematica del bonario supereroe suo malgrado, costretto a districarsi entro un concatenarsi di vicende ostili le une alle altre.
Dopo un convincente episodio numero uno e alcune comparsate appresso a film dedicati ad uno o più altri supereroi Marvel, torna l'eroe in grado di miniaturizzarsi e di ingrandirsi, questa volta dividendo lo schermo con la efficiente e velenosissima Wasp, motivata nel suo agire dalla ricerca estenuante e motivatissima della cara genitrice, abbandonata bambina dopo il sacrificio di quest'ultima, offertasi col proprio corpo per evitare una esplosione nucleare in occasione di una situazione di emergenza.
Ed è un bene che le redini del brillante e spiritoso sequel, che segue anche stavolta con estrema brillantezza i paradossi legati alle proporzioni, siano rimaste in capo all'esperto regista di commedie Peyton Reed che, coadiuvato dalla brillante e scanzonata presenza di un attore molto versato verso i toni della pièce sofisticata come Paul Rudd (qui bravo e funzionale, addirittura rivitalizzante, quanto almeno Robert Downey Jr. lo è stato per la fortuna dei tre Iron Man e pure probabilmente per la saga omnicomprensiva ed "ammucchiante" di The Avengers), dà vita anche stavolta ad un film ironico e brillante che riesce a divertire ancor prima di entusiasmare come storia: che, ammettiamolo, è un po' sempre la solita melassa dolciastra tra sentimenti e legami zuccherosi di famiglia, bambine petulanti su cui poter contare quando si è custodi di un segreto fondamentale, e le solite baruffe amorose un po' divaganti ed ostentate.
Il film per assurdo, al di là della già accennata preziosa presenza del suo brillante e versatile protagonista già lodato al riguardo, funziona più nei suoi personaggi minori, ognuno dei quali si ritaglia un tic o una maniacalità tale da renderlo tanto originalmente folle quanto assurdamente divertente.
Il tutto al cospetto di una vicenda rutilante che gioca ironicamente e brillantemente (pure con una certa controllata e per questo quasi pudica malizia) col concetto di dimensioni e proporzioni, ma ostentatamente lunga sin oltre ogni lecita sopportazione nel suo susseguirsi di sorprese e rovesciamenti di situazioni: quasi due ore di luna park in cui un po' più di stringatezza avrebbe giovato alla scorrevolezza di un film di un supereroe che tuttavia si dimostra tra i più interessanti e originali, quasi un eroe controvoglia che sa utilizzare l'ironia prima ancora del proprio potere straordinario, nel tentativo di venire a capo della problematica che lo impegna.
Il cast, altisonante oltre il livello dell'episodio capostipite, ritrova il vecchietto arzillo Michael Douglas e una Evangeline Lilly che pare la sosia della Veronica Lario anni '90, lo spiritosissimo Michel Pena (il migliore tra tutti assieme a Paul Rudd), oltre a tre illustre new entry rappresentate dalla polverizzata Michelle Pfeiffer, lo scienziato pieno di rimorsi ma anche di senso di coscienza Laurence Fishbourne, e il tarantiniano dall'espressione scanzonata e volgare, Walton Goggins, ghigno irresistibile, e dunque inesorabilmente cattivo come da copione.
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