Regia di Richard LeMay vedi scheda film
Remake pressoché pedissequo di un modesto film nato in casa Corman (e diretto da Coppola!). Il film originale è brutto ma non meno -va aggiunto- di questa rilettura a colori. Opera di un regista che, formatosi nel cinema con tematica gay, ha trovato poi l'ispirazione nell'horror.
John Haloran (Christian Ryan), figlio di nobile casata, ha l'ennesimo scatto d'ira nei confronti della fidanzata Louise (Ana Isabelle): mentre sono in barca su un lago, la schiaffeggia come di consueto. Ma stavolta la ragazza reagisce, in maniera feroce, rompendo -letteralmente- il muso di John per poi buttarne il corpo, legato, in acqua. Nel lussuoso castello degli Haloran, convengono i parenti -e loro relative "altre metà"- mentre la matriarca Gloria (Julia Campanelli), vedova inacidita, dialoga al vuoto, sostenendo di vedere la piccola Kathleen (Leila Grace), un'altra sua figlia morta da piccola in circostanze mai chiarite, affogata nel lago. Tra rivalità, rancori e aspirazioni alla cospicua eredità, il gruppo si trova faccia a faccia con un assassino feroce, mascherato e vestito con un lungo saio.
Dopo avere iniziato un (lento) percorso orientato verso tematiche gay -premiato addirittura con un paio di riconoscimenti per Naked as we came (2012)- il regista Richard LeMay cambia genere e passa all'horror. Non sembra, però, essere molto ispirato, tant'è vero che opta per il remake di un misconosciuto (e bruttarello ad essere sinceri) titolo prodotto da Roger Corman e noto agli appassionati solo perché rappresenta il debutto in regia (se si esclude l'incompleto Tonight for sure! dell'anno precedente) di Francis Ford Coppola: Dementia 13 - Terrore alla 13a ora (1963). Un film in bianco e nero terribilmente datato, per il quale -in altro contesto- si era dato questo sintetico parere: "Trauma infantile + giovane vittima + (im)maturità tormentata dal passato. Ancora: un'eredità che sconvolge un'intera famiglia (e una futura moglie) situata in un lugubre castello. Corman produce, Coppola dirige, da bravo esordiente. Evidentemente ispirato da Psycho, ma girato in estrema economia, Dementia 13 visto oggi ha perso il suo fascino e appare decisamente (mal) invecchiato. Qualche felice intuizione (soprattutto all'inizio) non rende il film memorabile."
Ecco: quanto scritto per il film di Coppola lo si puo adattare, punti e virgole annesse, a questo inutile remake, che si distingue dal modello unicamente per una certa crudezza (mai troppo estrema comunque) e per l'inserimento di bambole e fantocci.
Merita, tra i tanti ammennicoli carnevaleschi -affissi alle pareti o a decorare la mobilia del castello- una citazione speciale la maschera demoniaca denominata Hannya, che nel folklore giapponese simboleggia il tipo femminile geloso e possessivo. Per il resto la sensazione è quella di trovarsi di fronte al classico audiovisivo "usa e getta" patinato e superficiale, che nulla tenta di mettere in atto (con la tecnica di regia -qui ai minimi termini- o con eventuali intuizioni visive) al fine di sopperire ad un plot inenarrabile, e decisamente letargico. Affrontare un remake è spesso un salto nel buio, ma diventa così una certezza la delusione se il prototipo è un titolo come Dementia 13. Come che sia, Richard LeMay pare deciso ad intensificare la sua attività dietro la macchina da presa e sembra parecchio convinto di volersi addentrare nell'horror. Tanto che, prossimamente, renderemo conto della sua ultima fatica, sempre inserita in un contesto famigliare à la "parenti serpenti", che ha per titolo Blood bound (2019).
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