Regia di Joel Schumacher vedi scheda film
Due bianchi sporchi, sudici e profondamente razzisti violentano la figlia di un nero reduce del Vietnam (Samuel Jackson), che prima si fa giustizia da solo e ppi chiede all'amico avvocato ( McConaughey) di assumerne la difesa.
Quando si dice un' americanata, ma fatta benino , ecco cos'è questo "A time to kill", legal thriller tratto dal primo romanzo di Grisham che, partendo da uno spunto "crime", intavola un discorso ad ampio raggio sul razzismo che pervade la provincia Americana del Sud. Con l'ingresso in scena anche del Ku Kux Klan si mette tanta carne al fuoco ma è ben gestita dal regista Schumacher , uno che in genere non pecca di verbosità. Se alcuni colpi di scena sono prevedibili e forse eccessivi ( ma è colpa del libro!) la fase processuale , si segue con interesse sino alla fine, pur intuendo come come andrà a finire.
In un cast sontuoso ( ci sono pure i Sutherland padre e figlio) , McConaughey è impegnato su due fronti - da un lato affronta le schermaglie legali contro il procuratore (Kevin Spacey ottimo come sempre) dall'altro le scaramucce familiari con la mogliettina ( una splendida Ashley Judd) - dimostrando il proprio precoce talento. E poi scusate, un avvocato squattrinato ed integerrimo che combatte per ideali in cui crede rischiando la vita, e resiste pure alle avance di una sensuale Sandra Bullock restando fedele alla moglie, ma non è un eroe?
Un po' facilone, pure furbetto nel suo ammiccare allo spettatore, un racconto però che Schumacher orchestra con dignità, anche emozionante e ben recitato.
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