Regia di Peter Yates vedi scheda film
Il “vecchio” Rocky Holzcek è un vero testardo, neanche tanto adorabile, un tipo alquanto particolare, cresciuto in un periodo difficile e senza tanti favoritismi, con un niente manda a “quel paese” un pò tutti, ai funerali anziché pregare comincia a fischiare un motivetto dedicandolo al defunto. Chiunque ha a che fare con lui prima o poi scappa. Holzcek ha però sani principi, crede nei valori del matrimonio, nell’unione della famiglia e alla veneranda età di settantasette anni decide di prendersi cura del nipote rimasto orfano, scontrandosi con tutti gli altri parenti che lo vedevano non adeguato. Comincia così una nuova vita, cercherà di nuovo di lavorare rimettendosi a fare il panettiere e, a modo suo, seguirà questo ragazzo fino a quando, ormai adulto e con una propria famiglia , dopo che la vita avrà messo a dura prova anche il suo cuore, potrà “continuare” da solo; e così il vecchio Rocky , ormai ultracentenario, disteso sul letto di ospedale, sorride , mentre lentamente chiude gli occhi ascoltando la soave melodia fischiettata, anche per lui, dal nipote diventato ormai un “uomo”. Un film che parte un po’ “amorfo” ma che si impreziosisce sempre di più col trascorrere della vicenda. Diverse sono le scene simpatiche, come i vari “scherzetti” fatti dal vecchio soprattutto alla suocera del nipote, divertente anche il suo rapporto con i cinesi coinquilini del nipote che lui chiama, spregiativamente, comunisti e con i quali si intrattiene volentieri sia giocando a carte che a bowling. Peter Falk truccato quasi irriconoscibile, spesso mi ha dato l’idea, soprattutto per il doppiaggio di Ferruccio Amendola, ma anche per alcune posture ed espressioni, che fosse Robert De Niro ! Nel complesso un film molto piacevole.
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