Regia di David Lowery vedi scheda film
Il canto del cigno di Robert Redford, che però non aggiunge molto di nuovo alla sua sterminata e gloriosa filmografia.
Il canto del cigno di Robert Redford, nei panni di un romantico bandito-gentiluomo, boss di un trio di attempatissimi ladri, così garbato e compito che i cassieri rapinati in giro per gli States, sedotti dal suo sorrisone piacione, fanno a gara per riempirgli il sacco di grana. Romantica anche la idealizzazione del furto come filosofia di vita, come prova di coraggio e unico modo per sentirsi ancora vivo, dopo una vita fallimentare fatta di soggiorni in carcere e rocambolesche evasioni (anche da una moglie e una figlia che pure avrebbero bisogno di lui). Insomma l’ennesima reincarnazione dell’imprendibile figura del ladro gentiluomo che, nonostante acciacchi vari e metodi di lavoro ormai demodé, riesce sempre a farla franca e a beffare una svogliata polizia che ha di meglio da fare che rincorrere ladruncoli di piccolo cabotaggio. Alla fine però uno zelante detective (svogliatamente interpretato da Casey Afflek, con l’aggravante di un raggelante doppiaggio) si mette d’impegno sulle sue tracce… possiamo interromperci qui, non prima di avere accennato a una romantica love story - che si dipana parallelamente alla interminabile e impunita sequenza di colpi ai danni delle banche - tra il Nostro e una romantica attempata signora, proprietaria di un romantico ranch, sommerso di debiti ed ipoteche.
Insomma un plot tipicamente redfordiano, uno schema già visto e rivisto tante volte, reso più improbabile e meno convincente dalla inverosimiglianza della sceneggiatura (eppure è tratta da una storia vera!) e dall’impietoso avanzare degli anni che inevitabilmente offusca un poco il fascino naturale sprigionato dal protagonista. Con l’eccezione sopra menzionata riguardante l’antagonista (unico attor giovane di un cast di vecchie glorie, paradossalmente il meno vitale e il più smorto di tutti) mi sembrano valide le performances di tutti gli attori principali, a partire ovviamente dal pur sempre magnifico Robert e da Sissy Spacek, senza dimenticare il cameo (invero non troppo incisivo) del “mito” Tom Waits.
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