Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
I Vanzina hanno provato più volte a spaziare per generi, ferma restando la fedeltà alla formula della commedia che resta ciò che ne ha garantito il successo: soprattutto per il thriller vagamente ispirato a Dario Argento ( del quale hanno ingaggiato, qui, uno dei corresponsabili del declino, diciamolo, lo sceneggiatore Franco Ferrini), che con "Mystere" e questo "Squillo" hanno più o meno imitato. Polonia, 1989: viene giù il muro di Berlino, ed una famiglia di contadini osserva le scene dell'evento storico in tv ( notare la leggerissima tendenza al clichè con le persone, in quanto lavoratrici della terra, che non si lavano neanche per andare a tavola...). Italia, 1996:la bellissima polacca Maria giunge a Milano a trovare la sorella che, misteriosamente, ha un ottimo tenore di vita, ma dopo una notte sparisce, e non dà segni di sè. La protagonista contatta allora la polizia, incontrando un ispettore con orecchino, codino, e dallo sguardo da sciupafemmine di un modello ( infatti, vedi il caso, lo è): scoprirà che la sorella faceva la squillo di lusso, e che dopo un party tenuto nella sede di una multinazionale, è avvenuto qualcosa di strano.... Il film è un giallo insulso, in cui viene compiuto un omicidio in un palazzo affollato, con una vittima che viene trascinata ad un piano superiore, curiosamente senza che nessuno abbia notato la situazione, e scaraventata di sotto, un trucco ( quello dei ricetrasmettitori) vecchio e bolso già nel 1996, dialoghi che non stanno nè in cielo, nè in terra, recitazione e regia che latitano, ed una trama che va avanti a singhiozzo, con una logica inesistente ( l'ispettore che coinvolge la sorella di una donna scomparsa in un'indagine? Questa che si finge prostituta per cercare di individuare il colpevole?), ed una scena da antologia del ridicolo: quella in cui Maria passa dietro all'assassino, che è al telefono, con le scarpe in mano per non fare rumore. Roba da far indignare Will Coyote.
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