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Hunter Killer - Caccia negli abissi

Regia di Donovan Marsh vedi scheda film

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La recensione su Hunter Killer - Caccia negli abissi

di alan smithee
2 stelle

Il comandante Joe Glass viene assegnato ad una missione di recupero di un sottomarino americano che si trova inabissato nei mari ghiacciati dell'Artico, per via di un incidente in cui è implicato un altro mezzo simile ma russo, capitanato da un noto e controverso ammiraglio sovietico.

Una volta in loco, al Pentagono si accorgono che l'incidente di cui sopra è nulla al confronto di quello che sta succedendo in Russia, ove un ministro del governo attuale ha ordito un colpo di stato e messo sotto arresto il presidente russo. Il compito di Glass pertanto si tramuta in quello di cercare di strappare dalle mani dei ribelli il presidente, e condurlo in salvo sul sommergibile Usa, sventando in tal modo la cospirazione ed evitare incidenti diplomatici e militari che possano attizzare le fiamme di un nuovo conflitto nucleare.

Ad aiutare il nostro comandante, si affiancherà l'ammiraglio russo che, da esperto conoscitore dei fondali pericolosi e pieni di ordigni contro i nemici, li guiderà lungo la retta via per poter dare ospitalità al presidente russo, finito nel frattempo nelle mani di un manipolo di eroici soldati Usa in loco.

Sostenuto da un indubbio buon ritmo e da un'enfasi imbarazzante, la stessa che genera monologhi patriottici da brivido (ma non è un complimento) che ci riportano alla peggior produzione anni '80 in capo a Stallone e Swarzy, se non dritti in zona scult appannaggio di Chuck Norris e dei suoi micidiali Invasion Usa e similari, Hunter Killer vede impegnato nel ruolo centrale quel mattone monocromatico del Gerald Butler, attoraccio che potrebbe fare a gara con Steven Seagal (e con l'immarcescibile e già menzionato Norris) per il premio al peggior interprete di sempre.

Lo affiancano il compianto Michael Nyqvist, qui al suo ultimo impegno prima di una morte prematura che ci ha lasciato piuttosto interdetti, gli efficaci e sempre più sfruttati Linda Cardellini e Common, oltre che un isterico e molto "première dame" Gary Oldman, nervoso ed incontenibile come la concitazione della vicenda prevede e richiede.

In regia - di fatto funzionale al luna park voluto e messo in atto con questa storia rocambolesca e forte di svenevoli alti valori patriottici, esaltatrice di una intesa virile e d'onore che unisce due avversari quando la posta in gioco va al di là di un semplice e mai risolto conflitto economico/politico di lunga data  - troviamo il sudafricano Donovan Marsh, cinesta che non può fare altro che ubbidire agli ordini superiori, eseguendo  con media diligenza, un lavoro di organizzazione di fatto sicuramente non proprio semplice.

 

 
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