Regia di Donovan Marsh vedi scheda film
NEI CINEMA ITALIANI DALL'8 NOVEMBRE 2018
VISTO SU NETFLIX NEL MARZO 2022
Lo stato di guerra in Ucraina fa sembrare scenari come quello disegnato da questo Hunter Killer – Caccia negli abissi (Hunter Killer il titolo in lingua originale, letteralmente Cacciatore assassino), tutt’altro che fantascientifico o fantasioso. Un ministro della guerra russo si rivolta contro il proprio presidente, lo imprigiona esautorandolo dei poteri e sferra uno scellerato attacco contro la marina degli Stati Uniti d’America. I quali, manco a dirlo, non la prendono bene e rispondono inviando a trenta miglia dalla costa russa, nel Mar Glaciale Artico a bordo di un sottomarino, uno scomodo quanto deciso ed esperto comandante.
Il regista sudafricano a me sconosciuto Donovan Marsh, rievoca capolavori del genere come Caccia a Ottobre Rosso (1990) e Allarme rosso (1995) – per citare quelli che ho amato di più - e con diligenza ne segue il collaudato schema. Torniamo a immergerci nelle claustrofobiche atmosfere all’interno di giganteschi siluri subacquei, nel clangore di metallo sotto pressione, armonia di sonar e missili che saettano negli abissi tracciando scie di bollicine prima di disintegrare il proprio obiettivo. In particolare, l’espediente narrativo del comandante nemico che diviene prezioso alleato nell’indicare la giusta rotta di navigazione fra mastodontici iceberg e nel consigliare la migliore tattica di guerra, è ripreso in modo quasi pedissequo da Ottobre Rosso, seppure la differenza di valore degli interpreti in campo ha un peso notevole sul livello di credibilità tensiva e su quello dell’immedesimazione.
Il cast selezionato per la pellicola ispirata dal romanzo Fast Attack: A Hunter Killer Novel (D. Keith e G. Wallace) vede come protagonista principale uno di quegli attori che nei panni dell’uomo d’azione senza indugi non tradisce quasi mai le aspettative. Parliamo dell’oggi cinquantaduenne Gerard Butler (The Vanishing - Il mistero del faro del 2018 l’ultimo film di cui valga la pena fare la segnalazione), produttore del film e chiamato a impersonare il comandante Joe Glass, archetipo del lupo di mare che si è perso gran parte della vita privata per tenere a bada nemici in fondo agli abissi, senza titoli d’accademia ma con l’orgoglio di aver appreso tutto sul campo. Certo, al simpatico attore scozzese non si può chiedere di trasmettere con il solo sguardo o con un’alzata di sopracciglio tutta la sofferenza di una vita, come accadeva con l’inimitabile Sean Connery. Ma di sapersi destreggiare in situazioni ad andamento spedito, certamente sì.
Di fianco a Butler per buona parte del film troviamo lo svedese Michael Nyqvist (scomparso nel 2017 a soli 56 anni e assurto a fama quasi mondiale grazie alla trilogia Millennium, 2009), imbalsamato nel ruolo del capitano russo Sergi Andropoyov, che entra in sintonia con il suo omologo americano e conduce la vicenda verso lo scontatissimo lieto fine. Sprecato e penalizzato da un personaggio mal scritto, un ammiraglio Usa a metà fra il burocrate ottuso e rompi coglioni che si riscatta all’ultimo minuto riconoscendo il valore degli uomini al suo comando, è Gary Oldman (fra i protagonisti dell’apprezzato Confini e dipendenze, 2021), una volta di troppo rilegato a un ruolo secondario e non adatto al suo effettivo talento.
Una delle note indovinate nella prevedibilissima americanata che è questa pellicola, è la sottotrama che segue la missione di un gruppetto di temerari navy seal, guidati dall’eroico tenente Bill Beaman – interpretato da un pimpante Toby Stephens (protagonista della seguita serie tv Lost in Space, su Netflix) – incaricati di liberare fisicamente il presidente russo vittima del colpo di Stato. È una parte dell’opera che alleggerisce le seriose atmosfere della traccia principale.
Film guardabile con effetti speciali di buon livello e una colonna sonora adeguata (firmata da Trevor Morris, vecchia conoscenza di Butler dai tempi di Attacco al potere nel 2013 e 2016) e che, come detto, in questi giorni propone inquietanti analogie con la storia reale (in Ucraina il film fu bloccato perché in sostanza mette in risalto la potenza militare della Russia, con la quale i rapporti erano già compromessi dal 2014 a causa dell’occupazione della Crimea). Voto 6,2.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta