Regia di David Cronenberg vedi scheda film
VENEZIA 76 - CLASSICI RESTAURATI
Un dirigente pubblicitario di nome (non certo a caso) James Ballard (James Spader), sposato con l'affascinante Catherine (Deborah Kara Unger), con la quale ha un rapporto amoroso che contempla reciproche svelate infedeltà con estranei, si rende responsabile di un grave incidente di macchina che lo vede fare un frontale con un'altra auto: l'altro guidatore rimane ucciso, mentre la moglie di costui, una certa dottoressa Helen (Holly Hunter), ferita in vari punti, ma viva.
I due incidentati si ritrovano nell'ospedale dell'aeroporto che li ha ricoverati, e dopo l'ostilità della donna, finiscono addirittura per divenire amanti, celebrando quell'attrazione proprio nel luogo ove sono stati depositati i resti delle reciproche auto.
L'incontro in ospedale del tecnico e fotografo Vaughan (Elias Koteas), esperto ed anzi atipico, morboso, quasi folle appassionato di incidenti noti occorsi a celebrità del mondo dello spettacolo (quello che, con la morte rese immortale James Dean come pure quello morbosamente pulp occorso a Jane Mansfield) assieme alla sua completamente deformata compagna (una Rosanna Arquette scolpita da ferite agghiaccianti), fa sì che Ballard, così come Catherine sua moglie, e la stessa Helen, si trasformino pure loro in appassionati seguaci di una sorta di congrega di individui che legano il piacere sessuale alla dinamica che rende affascinante, oltre che pericoloso e sin mortale, l'atto dello scontro cosciente e premeditato tra autoveicoli.
Dal libro scandaloso di James G. Ballard, Crash di Cronenberg si trasforma un percorso erotico, perverso e morboso tra le ferite e le lamiere degli incidenti d'auto, che divengono la forma ed il limite massimo per raggiungere il piacere e la soddisfazione sessuale.
Macchine e ingranaggi che diventano appendici del corpo umano, ammaccato e divelto per il piacere, come le lamiere delle auto dilaniate dalla follia incontenibile dei protagonisti.
Cronenberg ci sguazza di fronte a tali imbeccate, che sembrano il corollario irrinunciabile di tutto il suo notevole currriculum cinematografico, ove la mutazione del corpo ha sempre rappresentato, nel bene e nel male, una evuzione indispensabile e obbligata della fragilità in carne ed ossa dell'essere vivente.
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