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Bravo Virtuoso

Regia di Levon Minasian vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Bravo Virtuoso

di alan smithee
5 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Ad Erevan, capitale armena, un abile clarinettista ventenne, orfano dei genitori, è l’anima dell’orchestra che lo stesso si sforza di portare avanti con l’aiuto dell’anziano nonno.

Il giorno in cui il ragazzo deve incontrare il ricco uomo d’affari e mecenate che da tempo assicura la sopravvivenza del gruppo, e lo trova morto ammazzato con un proiettile conficcato in fronte, per il ragazzo inizia un mare di guai: venuto accidentalmente in possesso del cellulare rosso della vittima, il giovane viene scambiato per costui, in realtà un killer soprannominato Virtuoso, e per questo incaricato di eseguire - dietro lauto compenso che il ragazzo usa per foraggiare la sua disastrata compagnia cantante e suonante - una serie di eliminazioni in capo ad una gang di malavitosi: lavoro che il ragazzo non è assolutamente all’altezza di compiere, ma che, per buona sorte, finisce per assicurate, direttamente o per conto di altri fortuiti interventi disposti dal caso.

Ricevendo ogni volta un elogio via sms che suona appunto come "Bravo, Virtuoso!".

Tra loschi figuri ed una conturbante dark lady che si infatua del bel giovane, ma che è pure la figlia del boss dei boss, “Bravo Virtuoso”, titolo che prende spunto dal messaggio di incitazione che il killer per caso riceve ogni qual volta ognuna delle sue missioni finisce per rivelarsi un fortuito successo, è solo un filmetto spiritoso e brillante che pecca di puerilità soprattutto nel rappresentare elementi scontati e folkloristici della cultura locale armena (la banda e le sue musiche etniche, sopra ogni altro elemento, ma anche i boss sono davvero oltre ogni descrizione caricaturale più banale); ma ha dalla sua almeno la positività di aver trovato un interprete protagonista giovane, simpatico, Samvel Tadevosian, di bell’aspetto con quei tratti disordinati, asimmetrici (ricci e nasone che lo rendono un diversamente bello molto cinematografico), tale da conferire al film, brillante ma spesso puerile, una verve che lo salva da un fallimento che a tratti pare presagire sullo sfondo di una storiella davvero già vista e rivista, originale solo per lo sfondo armeno, per nulla scontato.

 

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