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Last Laugh

Regia di Tao Zhang vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Last Laugh

di yume
8 stelle

Ridere si può, anche se si dovrebbe solo piangere, e la natura spesso aiuta.

locandina

Last Laugh (2017): locandina

"Il vecchio senza nido" è il delicato eufemismo usato dai cinesi per parlare di vecchi ingombranti che non si sa dove mettere fino a quando non si libererà un posto in qualche “hospice”, anche questo termine delicato quanto “casa di riposo”.

Lasciando da parte le ipocrisie linguistiche di cui siamo fertili creatori, pensiamo al perché di questo strano titolo.

L’ultima risata ha richiamato Murnau, Der letze Mann, tradotto L’ultima risata per quel finale che il regista regala al protagonista: “Qui dovrebbe terminare il film. Nella vita reale, lo sfortunato vecchio avrebbe atteso ancora poco più che la morte. Ma lo scrittore ha avuto pietà di lui e ha fornito un epilogo quasi inverosimile”.

Dunque la risata.

Ma se in Murnau la risata è un espediente surreale l'ultima risatadi Madame Lin è uno scherzo della natura, lo strano risvolto della malattia che crea crisi di ilarità irrefrenabili, imbarazzanti, disturbanti. Fino all’ultima, quando diventa la macabra uscita di scena.

Zhang tratta una materia incandescente con distanza e impassibile freddezza, ha il taglio bressoniano nel ritrarre la crudeltà e la miseria, l’avventura di una donna malata, debole, la sua passione e il suo eroico umanesimo, ma c’è anche la dolente partecipazione di Ozu Yasujiro di Viaggio a Tokyoe di Shoei Imamura di La ballata di Narayama.

Per chi non conosce nulla di filmografie cinesi e giapponesi e le avverte come mondi lontani e incomprensibili, diremo che questo film del giovane Tao Zhang non crea problemi, basta solo avere la sincerità di riconoscersi in questa storia abbastanza universale.

Prese le dovute distanze socioeconomiche, naturalmente.

scena

Last Laugh (2017): scena

Siamo in un villaggio della provincia agricola nella regione orientale della Cina, lo Shandong, dove la miseria è così connaturata al ritmo di vita degli abitanti da non essere quasi più avvertita come problema. Ci si convive e basta.

Lin Guoshi ha più di ottanta anni. Il corpo appesantito e l’ossatura fragile la fanno cadere, ma la mente è lucida e il cuore grande.

Quattro figli con famiglie e lavoro presi da occupazioni che non lasciano posto alla vecchia madre, una figlia a Shanghai di cui non si hanno notizie da anni ma lei non smette mai di aspettarla, una nipotina che riesce a tenere in braccio di tanto in tanto regalandole una Barbie o facendole un grazioso ventagletto di piume di gallo, Dao, un teen- ager che va rubacchiando per pagarsi il viaggio a Shanghai in cerca della madre e Pingping, giovane e carina che vorrebbe andarsene da quella miseria verso la Cina che sta esplodendo e promette grande futuro.

Lin Guoshi ha un pensiero per tutti, fa pacchetti di pomodori secchi per i figli, ma questi non sanno che farsene, dalla stanza accanto li sente discutere animatamente della sua sorte, nessuno può accudirla, d’altra parte da sola non può più stare, bisogna decidere, e poi la casa, o meglio, la baracca, si può vendere e ricavarne qualcosa.

Lin Guoshi parla poco, ha una vocina flebile, nei colori scuri che la fotografia accentua con lame di luce caravaggesche, brilla la corta, folta chioma bianca che Zhang pone spesso al centro dell’inquadratura.

E’ quasi sempre ripresa di spalle, identità negata ora che non è più che un peso, tenta di opporsi, inutilmente, alla futura quarantena in ospizio. In attesa del posto, farà il giro dei figli, un po’ qua un po’ là, come un pacco.

E alla fine arriva la risata.

Uno scherzo della natura, una specie di convulsione dopo la caduta e il ricovero in ospedale I figli non la capiscono, credono che sia per irriderli o stia diventando perfino un po’ pazza, ma Lin vive i suoi ultimi giorni distribuendo dolcezza, amore e quell’intelligenza del cuore per cui non servono ricchezze e cultura.

scena

Last Laugh (2017): scena

Alla giovane nipote Pingping che in una delle scene più belle del film, lavandole i capelli, le confida il suo sogno di evadere da quel mondo misero e fradicio, Lin dà la spinta giusta, anche se poi figli e nuore l’accuseranno per la fuga della ragazza.

La musica apre e chiude il film, batterie e strumenti tradizionali per feste di paese e, alla fine, per il funerale.

Silenzio in tutto il resto, la realtà non ha musica e Zhang non racconta favole.

 Questo il commento di Wong Kar-Wai dopo la presentazione a Cannes:

_“Nel 1953, il regista giapponese Ozu Yasujiro ha diretto Le Voyage a Tokyo e ha mostrato l'estrema dignità di un padre. Nel 2017, un giovane regista cinese sembra rispondere al maestro mostrandoci la grandezza di una madre cinese la cui forza merita il rispetto più profondo. "

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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