Regia di John Krasinski vedi scheda film
Horror compatto, teso ed efficace, incentrato sull’idea originale del trasformare il suono, ogni suono, nella fonte del pericolo mortale. L’aderenza alla sua premessa semplice e acuta conferisce all'intero film una tensione innegabile, adombrando di terrore i gesti apparentemente più banali della vita quotidiana.
Horror compatto, teso ed efficace, incentrato sull’idea originale del trasformare il suono, ogni suono, nella fonte del pericolo, in un futuro infestato da creature cieche ma dall’udito sensibilissimo (simili nell’aspetto allo xenomorfo di Alien), attratte nella loro famelica furia da ogni minimo rumore.
Unici protagonisti sono gli Abbott, una famiglia ostinata a non cedere al più terribile tipo di minaccia. Dopo l‘angosciante prologo sulla loro sventurata fuga dalla città, il film ci mostra come la famiglia Abbott sia riuscita a sopravvivere oltre un anno stabilendosi in una fattoria di campagna, in un territorio infestato dalle oscene creature, escogitando tutta una serie di inventivi espedienti per eliminare la produzione di rumori atti ad attirarne gli attacchi. Questa è una famiglia decisa a durare a lungo e persino a moltiplicarsi, sebbene tutto intorno a loro sia insondabilmente ostile: il padre passa le sue giornate cercando di capire il mistero di quello che è successo al mondo e come affrontarlo, la madre rimasta nuovamente incinta si prepara per un futuro incerto e spaventoso, il figlio tenta di trovare un coraggio superiore ai suoi anni , mentre la figlia sordomuta lotta con i sensi di colpa e la paura di non essere amata. Credibile è il ritratto della famiglia e delle sue dinamiche e ciò favorisce l’immedesimazione del pubblico e portandolo ad interrogarsi: potrebbe essere possibile vivere la vita (quasi) normalmente in questa abnorme situazione di forzato silenzio? potresti in qualche modo allenarti mentalmente a fare a meno del suono? potrebbe essere una modalità di esistenza praticabile ed alla lunga diventare naturale?
L’aderenza alla sua premessa semplice e acuta conferisce all'intero film una tensione innegabile e palpabile. Tutto si adombra di terrore quando ogni piccolo gesto della vita quotidiana, un asse cigolante del pavimento, un piatto che cade e si rompe , un insopprimibile grido di dolore per un taglio o una caduta, potrebbe tradirti e costarti la vita, quando un bisogno umano tra i più impellenti, quello di comunicare con i propri cari, è obbligato a trovare nuove impervie strade per esprimersi, quando il procedere naturale della vita deve fare i conti con problematiche soverchianti (come si impedirà al neonato di piangere?). Così ogni volta che un personaggio si muove, siamo preoccupati. Ogni volta che qualcuno raccoglie un oggetto, è snervante. Il suono stesso diventa l'antagonista e nemmeno quando tutto è perfettamente silenzioso ci si sente tranquilli: il silenzio diventa claustrofobico, alimentando la crescente suspense.
Non avrei immaginato che l’attore John Krasinski (anche protagonista, insieme alla moglie Emily Blunt) rivelasse l’abilità registica dimostrata nel campo scivoloso dell’horror (ove sono facilissimi gli scivoloni e le cadute nel kitsch ): gioca abilmente su paure elementari , avvince il pubblico senza allungare troppo il brodo (90 minuti) e senza cadere nella tentazione di “spiegare” più del necessario, costruisce solidamente le scene di terrore.
A voler essere severi a tutti i costi, ci sono un certo numero di incoerenze logiche che emergono da uno sguardo attento (i ragazzini sprofondano nel mais all’interno del silos e la ben più pesante creatura no?) ma queste non impediscono a A Quiet Place di essere uno degli horror più efficaci visti negli ultimi tempi.
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