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Cresceranno i carciofi a Mimongo

Regia di Fulvio Ottaviano vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Cresceranno i carciofi a Mimongo

di Andreotti_Ciro
7 stelle

La voce di Piero Chiambretti che legge il manuale di Ermanno Lopez con velocità e intonazioni degni di un ordine irrevocabile. Il bianco e nero quale sfondo di una pellicola generazionale che si può tranquillamente definire la versione Italiana di Clerks - Commessi (Clerks; 1994). Girata anch’essa in un bianco e nero capace di suscitare atmosfere neorealiste. Un Daniele Liotti serio e alla sua prima vera pellicola d’impatto e affiancato da un Valerio Mastandrea nel ruolo di filosofo - fancazzista della primissima ora. Sua la celebre e mai sufficientemente seguita:

Ma scusa… i nostri genitori si sono fatti il culo per mettere da parte un minimo di denaro ….
E diamo loro un minimo di soddisfazione …
... FACCIAMOCI MANTENERE !!!”.

Un film dotato di un’aurea di amore non corrisposto unito a scene al limite del grottesco e che di lì a qualche anno sarebbero diventate il triste leitmotiv di ogni Laureato, alla disperata ricerca di un lavoro all'altezza delle proprie aspettative, il tutto unito a personaggi di contorno con camei capaci di strappare ben più di qualche risata ma riflessioni molto profonde riguardanti il mondo degli affetti. Oltre alla voce di Piero Chiambretti da segnalare Simona Marchini, il compianto Piero Notoli e Rocco Papaleo.

 

 

L’opera prima di Fulvio Ottaviano, premiata con il David 1997 per la migliore pellicola di un regista esordiente, rivista a oltre due decadi dalla sua uscita non risente degli anni che passano, se non fosse per la presenza dei VHS e l’assenza di smartphone e cellulari di vario tipo, ma riesce a guadagnare sempre più credito dopo ogni visione riuscendo a strappare nuove risate, a suscitare nuove riflessioni. Potendo essere vista come un tentativo ben riuscito di narrare sorridendo i venticinque - trentenni di venti anni or sono in una sorta di ultimo bacio (L'ultimo bacio; 2001) ante litteram ma molto meno incentrato sul senso di vacuità dettata dal tempo che passa.

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