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Ritratto di signora

Regia di Jane Campion vedi scheda film

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La recensione su Ritratto di signora

di barabbovich
3 stelle

Il quarto ritratto di signora tratteggiato dalla neozelandese Jane Campion è ispirato al romanzo omonimo di Henry James (che al cinema aveva già dato film come Suspense) e sceneggiato da Laura Jones. Ancora una volta, la Campion si lascia attrarre da figure femminili fuori dalle convenzioni, lacerate da un'esistenza vissuta nell'equilibrio caduco di chi è tentato dall'assoggettamento alla sicurezza ristoratrice dell'istituzione (altrove la famiglia e l'ospedale psichiatrico, qui il matrimonio) ma combatte strenuamente per la propria indipendenza. Qui la protagonista Isabel Archer (l'australiana Nicole Kidman), attorniata da un nugolo di pretendenti attratti a vario titolo ora dal suo fascino di donna ora dalla consistente eredità lasciatale dallo zio (Gielgud), insegue come può le proprie velleità di emancipazione nella New Orleans di fine Ottocento. Raggirata da Madame Perle (un'invecchiata Barbara Hershey), Isabel conoscerà in Europa, tra Firenze e Roma, il giogo del matrimonio, con un individuo spiantato ed interessato (Malkovich).
Tradendo il romanzo del narratore americano sul ciglio dell'ultima pagina, la Campion consegna al pubblico un finale aperto, offrendo alla sua protagonista l'occasione per un riscatto che sulla pagina letteraria la donna non ha. Viziato da un'ideologia femminista che, come già per la Von Trotta, finisce col ridurre gli uomini (meglio: i maschi) a caricature, Ritratto di signora è efficace nel contrapporre l'ingenuità americana alla corruzione europea ma pecca di eccessive ambizioni, esorbitando nel calligrafismo, sostenuto dalla bella fotografia di Stuart Dryburgh e dalle intonate musiche di Woiciech Kilar e ottenendo così soltanto una curata quanto algida confezione. Nel cast anche un'irriconoscibile Shelley Duvall.

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