Regia di Peter Greenaway vedi scheda film
In questo film ispirato a "I racconti del cuscino", libro scritto intorno all'anno Mille dalla dama di corte giapponese Sei Shonagon, Greenaway dichiara di voler unire quelli che ritiene i due grandi stimoli dell'esistenza umana: la letteratura e l'erotismo. Greenaway era anche affascinato dall'idea di poter fondere letteratura ed immagine: se nella cultura occidentale esse sono rigidamente separate, in quella orientale l'ideogramma è sia testo che immagine, e quindi la scrittura è anche pittura.
Quando la protagonista Nagiko era bambina, il padre calligrafo le dipingeva ideogrammi sul viso e sua zia le leggeva brani dell'opera di Sei Shonagon: da qui nasce la sua ossessione per la calligrafia. Il padre viene però rovinato da un editore senza scrupoli. Una volta cresciuta, dopo un breve ed infelice matrtimonio, Nagiko emigra ad Hong Kong ed inizia a praticare con i suoi amanti la scrittura sul corpo come forma di erotismo: dapprima si fa scrivere addosso ponendosi all'ossessiva ricerca del perfetto amante calligrafo, che sia in grado sia di amarla sia di pscrivere con eleganza sul suo corpo, poi "da carta diventa pennello" e inizia a scrivere lei sul corpo dei suoi amanti, in particolare su quello di Jerome (Ewan McGregor), traduttore europeo che è anche l'amante dell'editore che aveva rovinato suo padre. Nagiko convince l'editore a pubblicarle un poema in 13 libri scritti sul corpo.
Ma la gelosia per il suo rapporto con quell'uomo odiato compromette la relazione con Jerome, finché questi si uccide ingerendo dell'inchiostro (in quella che è forse la scena più bella del film). Il perverso editore allora fa trafugare il suo corpo e utilizza la sua pelle per farne un volume. Nagiko torna in Giappone, ma continua a scrivere il suo poema in 13 libri sul corpo di altri uomini, che invia all'editore: l'ultimo conterrà un messaggio di morte e la vendetta di Nagiko verrà completata. Nel finale Nagiko, diventata affermata calligrafa, scrive sul viso del figlio come suo padre aveva fatto con lei.
Greenaway, che nasce come pittore, si affida soprattutto alla forma e all'estetica, componendo le scene come veri e propri quadri, curati nei minimi dettagli, e osando ardite sperimentazioni visuali come la frammentazione dello schermo, in cui apre "finestre" multiple. Il film è molto complesso e stratificato: ambientato in tre tempi diversi corrispondentia tre stili visuali, quello dell'infanzia di Nagiko (in bianco e nero), quello contemporaneo (a colori) e quello dell'anno Mille di Sei Shonagon, e spesso le differenti ambientazioni si trovano a convivere sullo schermo in più finestre. La pellicola è complessa anche dal punto di vista linguistico: è girata in tre lingue (inglese, cinese e giapponese) ma se ne possono ascoltare molte altre. Intrigante la colonna sonora che mescola canti tradizionali giapponesi con musica pop occidentale.
Anche se la visione può essere non facile e lasciare disorientato lo spettatore abituato ad un cinema più "tradizionale" e lineare il film non può non affascinare per la bellezza delle invenzioni visive e per l'erotismo che riesce a trasmettere, mostrando i corpi nudi che si tramutano in opere letterarie. Data la sua complessità, forse va rivisto più volte per essere compreso appieno.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta