Regia di Peter Greenaway vedi scheda film
Guardare un film di Greenaway è come navigare su internet: lo schermo assomiglia tremendamente ad un browser, nel quale si accavallano all'impazzata immagini, animazioni, sequenze. Con l'unica differenza che tu non hai il mouse; seguire risulta non solo complesso, ma davvero fastidioso (e in questo le continue didascalie con la traduzione in italiano dei dialoghi giapponesi non aiutano). I vezzi ipertecnologici possono rovinare la visione o addirittura annoiare, ma I racconti del cuscino non svetta comunque per vivacità o per originalità: è la solita, vecchia storia giapponese delle solite, antiche tradizioni giapponesi, con i soliti, vecchi sentimenti accesi (amore ed odio, gioia e rabbia) sotto la solita, vecchia apparenza composta. Per la felicità del pubblico femminile McGregor si esibisce in un nudo integrale frontale.
Una giapponese, depositaria dell'antica arte della scrittura sul corpo, si innamora ricambiata di un ragazzo europeo, sul quale comincia a scrivere. Ma il ragazzo ha un amante (senza apostrofo).
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