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Avicii: True Stories

Regia di Levan Tsikurishvili vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Avicii: True Stories

di yume
7 stelle

Storia vera di una star, ma quanto vera e vera per chi?

locandina

Avicii: True Stories (2017): locandina

Avicii (aka Tim Bergling), dj svedese e produttore di musica elettronica, è morto il 20 aprile 2018.

Avicii :True Stories, il documentario sulla sua vita diretto da Levan Tsikurishvili con interviste di colleghi come David Guetta, Wyclef Jean, Nile Rodgers e Chris Martin dei Coldplay era su Netflix il 31 marzo 2018, Tim l’aveva voluto e prodotto e ne aveva annunciato l’uscita nel settembre del 2017 per spiegare il suo ritiro dai tour.

 

Il video comincia a circolare in streaming a ridosso della sua morte, capita anche che qualcuno lo veda ancora ignaro del destino di questo ventottenne e così tutto si colora di fiaba, un “c’era una volta e or non c’è più ” che suona tragico presagio a posteriori.

Storia vera di una star, ma quanto vera e vera per chi?

Per le folle sterminate di giovani che hanno gremito per anni stadi e piazze di tutto il mondo? Per il team rumoroso e vorace di manager, tecnici, trainer, amici o presunti tali che lo seguivano nelle meravigliose ville a Ibiza o Malibu per i lunghi ritiri creativi? Di donne non si parla, forse non ne aveva avuto il tempo, dunque anche in questo la storia è vera, ma in realtà la storia vera è quella di chiunque l’abbia conosciuto o l’abbia incontrato da poco, non fa differenza, uno, nessuno e centomila, ma chi per sé stesso?

Avicii

Avicii: True Stories (2017): Avicii

 

Avicii ha fatto girare questo video per dire quello che ben sapeva di sé ed è un autoritratto molto fedele dell’artista allo specchio. Come ogni autoritratto che si rispetti è la sintesi della sua vita e l’annuncio della sua morte, una ricapitolazione con note a margine fin troppo esplicative per far dubitare che si tratti di una morte annunciata.

Tim sapeva di essere in corsa verso il precipizio e dissemina lo script di indizi.

E’ sua la voce narrante e nei momenti in cui è in video e racconta la sua breve storia non si può non vedere quanto sia stato segnato da quella storia.

I primi quattro anni sono stati entusiasmanti”, comincia così, raccontando la sua scoperta di un mondo, quello della musica elettronica, che sarebbe stato il suo destino così totalizzante da divorarlo giovanissimo.

La formazione da ragazzo che scopre la sua strada, i primi passi, l’affermarsi del suo talento, il primo grande successo, Levels, milioni di copie vendute e contratti miliardari, le tournées per il mondo, l’assunzione nell’Olimpo dei grandi nomi, Madonna che lo presenta ad un pubblico in estasi.

Difficile resistere, non venir risucchiati, spolpati, logorati.

Avicii usa spesso il termine stress, semplificando.

La storia della musica dell’ultimo secolo è costellata di morti celebri e precoci, in passato le droghe fecero la loro parte, oggi è tornato di gran moda l’alcool, in ogni caso l’impressione è di vite di cui madre (o matrigna) Natura si serve per mostrare la sua grandezza, assaporarne il gusto di ambrosia, e poi sputar via.

 

Tim era un ragazzo introverso e timido, confessa lui stesso di essersene sempre vergognato, ma poi la scoperta di Carl Jung (“fichissimo!” dice) e dei suoi profili di personalità gli diedero coraggio e il contatto con gli altri diventò più sopportabile.

Restava il delirio delle masse con cui fare i conti, ogni giorno, in un vortice massacrante di serate senza tregua, carichi di adrenalina, “come quando ti butti da un aereo, non hai paura perché in quel momento stai sfidando la morte”.

Alla fine la sfida l’ha persa lui, e aveva solo ventotto anni.

Inutile chiedersi se ne valesse la pena, Tim aveva un talento grande e un viso da bambino, due termini inconciliabili fra loro.

 

 

 

 

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