Regia di Clovis Cornillac vedi scheda film
Terzo capitolo della poetica amicizia bambino-cagnolone, senza dubbio il più "cuccioloso". Molte semplificazioni nella trama, troppo zucchero sparso sulla neve, ma movimentato, divertente, con una bella morale e, verso il finale, un pizzico di commozione. Voto 6-6 e mezzo.
Il primo film di questa trilogia è stato un piccolo gioiello del cinema per ragazzi, capace di interessare e affascinare anche gli adulti; mescolava felicemente il racconto di guerra, l'avventura e il sentimento, proponeva una cornice paesaggistica suggestiva e una splendida colonna sonora, carica di bellezza e malinconia, mutuata dall'omonima serie tv francese del 1965 con cui i personaggi creati dall'attrice-scrittrice Cecile Aubry esordirono sullo schermo. I due film che hanno fatto seguito a questa piacevole sorpresa non si possono collocare sullo stesso livello; rientrano nella logica "militare" dello "sfruttamento del successo" una volta che si è sfondato col primo sforzo; la poesia del primo capitolo svanisce, il miele dell'amicizia e dell'affetto che riescono comunque a farsi strada in tempi difficili e in luoghi aspri diviene ben più prosaico zucchero e tutto si fa un pochino forzato. Tuttavia sia la seconda sia, a maggior ragione, questa terza pellicola possiedono una loro dignità artistica e una loro ragion d'essere; in particolare in questo "dernier chapitre" assistiamo a un buon racconto d'avventura, scorrevole, con un ritmo apprezzabile, con la pulizia, l'umorismo sano e la mancanza di volgarità che appartengono naturalmente a questa vicenda; vi è la rinuncia a buona parte della complessità della trama ( svolte molto semplici e la figura dell'"orco", che avrebbe la legge dalla sua, che all'inizio promette di essere un bel po' più astuta e sfaccettata di quanto non mantenga ) ma comunque la costruzione della storia è intelligente e funzionale a trasmettere la morale pensata dagli sceneggiatori, attraverso il parallelo tra le azioni del sinistro Joseph (Clovis Cornillac ), incapace di amare e ossessionato dall'idea di possedere, e quelle del nonno (Tcheky Karyo ) di Sebastien ( Felix Bossuet ), disposto per amore ad accettare la triste idea di lasciar andare via e perdere chi ama di più al mondo, affinchè questi possa avere una vita migliore della sua. Funzionano benissimo i momenti comici, con l'ottimo caratterista Andrè Penvern che rende il mite sindaco del paese con quell'abilità tipica degli attori francesi di creare immediatamente, con pochi misurati gesti e qualche piccola smorfia, un clima buffo e umoristico; e la riuscitissima sequenza della "sopravvivenza" nel rifugio e fuori da esso, con le razioni che scemano e la necessità di un drastico e rapido miglioramento nelle capacità di pesca e caccia, e l'altrove inappuntabile ed eroica Belle che sorprendentemente si pone al centro di una serie di gags "disastrose" per gli intenti del suo stupefatto padroncino.
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