Regia di Lee Tamahori vedi scheda film
Attenzione: non leggetemi se non avete ancora visto il film perché racconto punti nevralgici della trama. Il film non c'è che dire fa il suo bravo effetto. Poi però a mente fredda ti accorgi che il duro poliziotto dalla parte del quale dovrebbe essere lo spettatore, capo di una squadra autorizzata a usare metodi criminali è un ottuso bestione che non solo non sa fare le indagini ma rincorre una vendetta personale fregandosene di perseguire la giustizia per la quale è pagato. Non sa fare le indagini: un testimone lo chiama in suo soccorso facendogli una rivelazione che potrebbe metterlo subito sulla pista giusta e lui lo lascia a se stesso in balia della sorte. Quando poi lo interroga di nuovo, arriva a sospettarlo di essere lui l'assassino benché quello se non fosse entrato in scena di sua volontà mai sarebbe stato né visto né conosciuto. Ancora più patente la sua idiozia quando, entrato in possesso dell'unica prova disponibile, la consegna al sospettato senza che quello neppure se lo aspettasse. Quanto al suo perseguire la vendetta personale barattandola con la giustizia (che dovrebbe stare a cuore a un giustiziere pronto a tutto pur di farla trionfare quale il film vuol farci credere che sia) egli lascia che l'orrore atomico continui sicché ce n'è di che rivalutare i suoi avversari che almeno si attengono alla ragion di stato. La bassa ipocrita trovata del film sta nell'avvertire sin dall'inizio che la violenza criminale della squadra negli anni in cui la storia si svolge era ormai un residuo d'altri tempi e nel farci sapere nel finale che la squadra si è sciolta. Il film tuttavia funziona e quasi nessuno, scommetto, fa caso a quanto ho qui osservato. Merito del regista e del cast.
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