Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
Il difetto principale del film, probabilmente già insito nella sceneggiatura di Nicholas St. John, è che tutti i personaggi, perfino i killer più scalcagnati, sono fin troppo ideologizzati (come Johnny, che abbraccia il verbo comunista) o filosofeggianti (in primo luogo Ray, ma anche sua moglie Jean e perfino il giovane che ha sparato a Johnny). Detto questo, però, si deve convenire che "Fratelli" è un gran bel film. L'ambientazione gangsteristica - gli anni della Grande Depressione, la malavita italoamericana - è solo uno sfondo per le tematiche consuete di Ferrara, in particolare il problema del libero arbitrio e la scelta che ogni uomo può compiere tra bene e male. In questo senso, vi sono alcuni dialoghi, in primis quello fra Ray e la moglie, veramente magistrali. Proprio queste termatiche ricollegano "Fratelli" al "Cattivo tenente" (1992), e proprio questi due sono, secondo me, i film che, molto più del sopravvalutato "The Addiction" (1995), si devono vedere per primi coloro che, non conoscendo Ferrara, volessero cominciare ad apprezzarlo. In più, qui, c'è una grande compagnia d'attori: mentre nel "Cattivo tenente" tutto il peso dell'interpretazione gravava sulle robuste spalle di Harvey Keitel, in "Fratelli" ci sono almeno sei attori di altissimo livello, da Christopher Walken (ottimo, anche se fisicamente non potrà mai sembrare italoamericano) al compianto Chris Penn (strepitoso, giustamente premiato a Venezia), da Vincent Gallo a Benicio Del Toro, da Annabella Sciorra a Isabella Rossellini. (17 dicembre 2007)
Stati Uniti, anni Trenta. Durante la veglia funebre per il terzogenito, i due fratelli Tempio più grandi devono decidere come individuarne l'assassino ed organizzare la vendetta.
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