Regia di Christophe Agou vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2017 - CANNES ACID/ CINEMA OLTRECONFINE
Nella regione del Forez, tra le campagne della Francia tradizionalmente più votata all'agricoltura e all'allevamento di bovini, la Loire, il documentarista Christhope Agou ha raccolto materiale per oltre un decennio, filmando anziani contadini intenti a dare corso alle molteplici fatiche della giornata: quasi incuranti o comunque fieri oppositori di una vecchiaia che, inesorabilmente e con una certa crudele ostentazione, li limita ogni giorno progressivamente di più nei movimenti, nella autosufficienza, esponendoli ad una vita precaria, gravati da mille difficoltà economiche che una modesta pensione, irrispettosa delle fatiche spese lungo tutta una vita, non può certo riuscire ad appianare.
La forza ed il coraggio di Agou, sta nel riuscirci a mostrare una realtà senza alcun artificio zuccheroso né amenità sparse qua e là per addolcine la situazione: i contadini sono vecchi, storpi, curvi, pure sporchi, e le case in cui vivono rispecchiano un abbandono all'incurie di chi non riesce più a far fronte ad una situazione di emergenza che valica le stesse possibilità di fisici minati dalla fatica, oltre che dall'età avanzata.
Nel film la dolcezza della spontaneità istintiva ed animale, o quella che può suscitare un anziano che arranca nell'eseguire fatiche non più adatte alla propria precarietà fisica, si alternano al realismo e alla crudezza di filmare le cose come stanno: imprecazioni sin esagerate, voci acute e mal impostate, stridule, caratteri tutt'altro che facili ed accomodanti che si chiudono a riccio anziché aprirsi al consiglio dei pochi onesti che sono in grado di agevolati. Ed interni di case fatiscenti e sporche per noi inimmaginabili, ove invece uomo ed anomali domestici hanno raggiunto un equilibrio che se appare precario a livello igienico, risulta funzionare dal punto di vista pratico ed emotivo.
Andare avanti diventa dunque qualcosa di necessario: per produrre ancora quel poco di latte, uova o ortaggi per integrare le proprie modeste entrate. Arrivando alla sera doloranti a riscaldarsi accanto alla stufa, tra il conforto silenzioso ma appassionato e sincero di cani e gatti, dopo che ogni altro animale è stato nutrito e posto al coperto, in un contesto agricolo dove anche le vecchie automobili sono riciclate come pollai per i pennuti, e dove all'erba verde dei prati svizzeri immacolati e paradisiaci si sostituisce il fango che insozza e rende tutto più drasticamente realistico e grigio, sporco.... ma anche vero e genuino.
Come lo sono le persone che compaiono e popolano questa interessante e schietta pellicola che riflette, con la lucidità e la verosimiglianza disarmante di chi vuol vedere le cose col giusto occhio indagatore attento alla verotà, sull'eroica volontà di andare avanti che anima stoicamente il popolo infaticaile dei contadini di Francia.
Il "Sans adieu" del titolo fa riferimento al saluto con cui una vecchina tenace e dalla voce stridula era solita congedarsi dal regista: quasi a scongiurare l'eventualità di una fine che non si accetta, perché mette a repentaglio tutta una catena, un vero e proprio ecosistema di cui ella è elemento portante e fragile ma incorruttibile e convinta colonna.
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