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Bamy

Regia di Jun Tanaka vedi scheda film

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La recensione su Bamy

di alan smithee
7 stelle

locandina

Bamy (2017): locandina

35 TFF - CONCORSO TORINO 35

Un incontro fortuito tra due compagni di scuola, uomo e donna, accende un'attrazione tra i due mai provata prima, come se una forza misteriosa, che intravediamo volteggiare spostando in aria un ombrello rosso, stia agendo a favore.

I due divengono una coppia e il matrimonio si intravede nei preparativi che li coinvolge: lei molto più motivata di lui, proteso e concentrato più che altro a capirci qualcosa di più circa la propria attitudine a vedere fantasmi: anime erranti che vagano alla ricerca ossessiva di qualcosa, una spiegazione o chissà cos'altro, che da qualche tempo egli nota in luoghi apparentemente qualunque, sotto forma di ombre apportate e discrete, ma dalle sembianze sinistre e placidamente inquietanti.

scena

Bamy (2017): scena

scena

Bamy (2017): scena

Un comportamento indisponente, quello del ragazzo, sempre distratto o sovrappensiero, come avesse la testa tra le nuvole, e responsabile di incrinare la sua storia sentimentale già molto avviata verso il matrimonio.

Il giorno in cui l'uomo incontra una donna con le sue stesse doti, la sorte della sua unione sentimentale pare definitivamente compromessa: almeno fino a quando i suoi poteri non finiscono di avere effetto, turbano e portando sino all'ossessione la ricerca di verità di cui necessità l'uomo.

Bamy si avvale di una messa in scena elegantissima, molto pianificata, che guarda all'estetica innanzi tutto, e che costruisce nei dettagli e con una lucidità quasi sorprendente le sfaccettature dell'orrore che si nasconde dietro i luoghi un tempo teatro di situazioni drammatiche, in cui affetti e vite umane sono state strappate alla vita all'insaputa dei propri cari: per questo le anime dei morti vagano instancabili alla ricerca di chi era con loro e magari, salvandosi, non ha finito per seguirli nel regno dei morti.

Il film sfrutta alla perfezione certe pur non nuove rappresentazioni delle anime erranti, degli spiriti irrequieto, e le accompagna con studiati effetti visivi che riescono molto efficacemente a rappresentare l'incognita di una minaccia o di una presenza che sprigiona forze impossibili da controllare. 

scena

Bamy (2017): scena

scena

Bamy (2017): scena

E l'eleganza anche cromatica della messa in scena (l'ombrello rosso che si moltiplica nei cieli è suggestivo ed allarmante nello stesso tempo), la formalità e l'estetica dei dettagli sobri di interni l'appartamento o scorci cittadini, ove la rarefazione e l'ordine vincono sull'accumulo e la calca o la sovrapposizione, costituiscono un elemento estetico che rende un horror semplice e dalla storia sin risaputa, come un elaborato e seducente esercizio di stile, raffinato e stilisti, che guarda, con rispetto e un certo colto ricorso al citazionismo cinefilo, canoni estetici cinematografici europei come la Nouvelle Vague e certi miracoli visivi di piccoli grandi insimenticabili film come Il palloncino rosso.

E l'ossessione estetica e l'eleganza formale finiscono in Bamy per giustificare e dare carattere ad un film che in nessun altro modo avrebbe avuto, a mio giudizio, possibilità di distinuersi da altre situazioni similari già abbondantemente tracciate nei percorsi horror con fantasmi inquieti alla ricerca di una risposta.

La regia calibrata ed elegante, la messa in scena studiata in ogni minimo particolare fino ad un finale per molti sensi "grandioso", ove diventa impossibile distinguere la realtà dalla seduzione di una immaginazione senza contegno, mettono in luce il nome di questo giovane talentuoso Jun Tanaka, che sarà bello ed interessante ritrovare in futuro ed osservare, nella sua crescita professionale futura, augurandocela pregna di nuovi stimoli che possano completare una già ottima predisposizione ad uno stile e ad un linguaggio cinematografico già evidenti.

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