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Favola

Regia di Sebastiano Mauri vedi scheda film

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La recensione su Favola

di alan smithee
6 stelle

TFF 2017 – AFTER HOURS

Essere la regina del focolare, abitare e gestire una casa-confetto all’insegna del colore pastello, della perfezione e dell’accumulo dio particolari, posta in una località prestigiosa ed isolata che volge da una parte verso spazi aperti che distaccano il deserto dalla metropoli tutta grattacieli avveniristici e progresso, dall’altra dai canyons pittoreschi che, al contrario comunicano un legame con gli albori del creato, merita sacrifici e responsabilità costanti e senza tregua.

Mrs Fairytale (“la signora favola”, per non smentirsi) vive in questo regno ovattato e magico, colorato, kitch tutto orizzonti profondi e colori intonati, sgargianti sullo sfondo, tenui e pastellati negli interni meticolosamente giostrati di una casa avveniristicamente retrò, e gestisce quell’equilibrio maniacale con tutte le sue forze, giostrandosi tra un marito greve, distratto, menefreghista e sempre indaffarato e pure violento, tre aitanti ragazzi gemelli affascinanti ed interscambiabili che le suscitano frequenti incontrollate emozioni, un cagnetto volpino inappuntabile, Lady, obbediente ma anche imprevedibile che con la sua incontrollata compostezza riesce quasi ad apparire docile e privo di reazioni come una sorta di peluche zigzagante. Oltre ad una, una sola amica carissima che riesce a starle dietro, quanto a leziosità di maniere e capacità di intonare colori e vestiti: Mrs Emerald.

Ma la casa dei sogni, dei grandi spazi, degli agi, dell’arredamento vintage e kitch color confetto, può anche trasformarsi in una prigione… soprattutto quando qualcosa di strano, quasi una mutazione, sta trasformando Mrs Fairytale in qualcos’altro, creandole non pochi sussulti, anche o soprattutto di carattere ormonale.

Dal palcoscenico al cinema il passo è breve e naturale e la trasposizione dell’omonima commedia teatrale del 2011 vista con una certa coerenza di fondo al TFF 2017 nella sezione “noir” After Hours”, ad opera di Sebastiano Mauri, si traduce in un momento di cinema dai tratti spesso esilaranti, con tocchi anche inquietanti, avveniristici e retrò contemporaneamente, spudoratamente, coloratamente.

A fare da mattatore assoluto, Filippo Timi en travesti (pure coautore della pièce teatrale) è fantastico, con le sue “z” dolci anziché aspre (o viceversa), con le sue ansie e le sue reazioni incontrollate, quelle che trasformano la padrona di casa da regina del bon ton, a donna passionale in grado finalmente di dare sfogo alle proprie inclinazioni irrefrenabili.

Buon ritmo, atmosfere birichine e maliziose, ed un gioco di complicità zuccherosa in cui perfetta risulta l’alchimia con l’altra nervosa, anzi isterica protagonista, Lucia Mascino che non fa fatica ad impersonare una personalità esteticamente alla Tippi Hedren made in Hitchcock, ma sopra le righe al punto giusto per tener testa alla padrona di casa.

L’orgoglio di due “donne” unite contro i dogmi di una società patriarcale data per scontata dalle stesse donne della generazione precedente, qui emblematicamente rappresentate da una Mother a cui Piera Degli Esposti dà vita, costruendo il personaggio forse più inquietante tra tutti i presenti.

E’ bello, e sicuramente insolito, vedere “ospitato” al cinema un prodotto di stampo teatrale girato come una ironica e maliziosa soap-opera che guarda verso sconfinati spazi forestieri, e scherza con brio su argomenti seri senza rinunciare ad un tocco noir che rende giustizia ad una scenografia sin troppo importante, che rischierebbe di soffocare ogni altra caratteristica.

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