Regia di Gianni Zanasi vedi scheda film
Dopo una trafila di pessimi film (Padri e figli, Non pensarci, La felicità è un sistema complesso), Gianni Zanasi compie il miracolo: riesce a far sparire dallo schermo per quasi un'ora Elio Germano, la cui interpretazione bastava a ridare linfa al sonnecchiante cinema del regista emiliano, e a far comparire la madonna (Yaron) che pratica le arti marziali e fa la parcheggiatrice abusiva. È lei che appare a Lucia (Rohrwacher), geometra in piena crisi sentimentale ed esistenziale, per la quale la ricerca del sacro - che anche dalle persone più intime viene letta come un segno di squilibrio mentale - è il tentativo di spostare verso l'alto i problemi che stanno in basso (diciamo a un palmo dall'ombelico). Lettura triviale? Forse, ma di spirituale in film di Zanasi - che comunque ha un respiro originale e si avvale di ottimi comprimari, in primis Carlotta Natoli nei panni dell'amica del cuore della protagonista - non ha proprio nulla. L'ambizione dell'autore che ci sorprese con il bell'esordio di Nella mischia va oltre le sue possibilità e la parte in cui Lucia viene presa per una santa è anche quella più caricaturale. Sulla carta la vicenda raccontata dal copione che il regista ha scritto con Giacomo Ciarrapico, Michele Pellegrini e Federica Pontremoli è quella di una giovane madre in piena crisi, alla quale appare la madonna. Ma il contenuto del film si presta meglio a una lettura sulle traiettorie sghembe della vita sentimentale (vedi anche il finale che resuscita la figura di Germano nei panni dell'ex fidanzato), concludendo un'ideale trilogia mistica nella quale la Rohrwacher ha interpretato Vergine giurata e Lazzaro felice.
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