Allora questo gioiellino non lo vedevamo veramente da tanto, tanto tempo, e rivederlo in età stra adulta ha smosso tali emozioni e un oceano di ricordi che a stento non ne veniamo sommersi. Innanzitutto non ricordavamo che fosse così bello, così ben fatto, così assolutamente folle e visionario da sembrare - paradossalmente - più che reale. Non c'è un solo momento di tutto il film (e sono ben 104 minuti di spettacolo) in cui riaffiori l'incredulità a sospendere il divertimento. Mai un momento di stanca, mai un'incertezza, anche la sceneggiatura, pur scimmiottando le atmosfere noir e fumose di Hammett o Chandler, scende fresca come un bicchiere di limonata nella calura estiva.
Il lavoro degli attori è stupefacente, e l'ovazione principale va al detective Valiant di Bob Hoskins, terza scelta dopo i rifiuti alle onerose pretese di Harrison Ford e Bill Murray (ah, l'avidità quante fregature dà); l'inglese Hoskins - pressoché perfetto - presta al personaggio la sua elegante mimica clownesca, stampandosi per sempre nella memoria di grandi e piccini (le sue espressioni al primo incontro con la florida Jessica Rabbit sono storia del cinema).
Troppo breve il nostro spazio per osannare tutte le qualità di questo capolavoro. Ci teniamo, però, a sottolineare la grandezza del doppiaggio italiano: Marco Mete doppia il protagonista con un istrionismo marziano (chiunque abbia un'infarinatura di doppiaggio sa che lavoro vocale gigantesco comporti doppiare un personaggio animato, roba da schiantarsi le corde vocali); Paila Pavese restituisce la voce delle dive d'antan a Jessica Rabbit; infine come dimenticare l'irresistibile Baby Hermann di uno stratosferico Giorgio Lopez.
Sono veramente le voci indimenticabili della nostra infanzia, indelebili, stampate a caratteri infuocati nei nostri cuori.
Come indelebili sono le battute del film, tra cui:
"Jessica, ma cosa ci trovi in quel coniglio?"
"Mi fa ridere".
Eccola là, la ricetta, 'Ti ho sposato per allegria'.
Da rivedere al più presto.
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