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Sulla mia pelle

Regia di Alessio Cremonini vedi scheda film

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La recensione su Sulla mia pelle

di pippus
9 stelle

Homo homini lupus.

 

«Il presentimento ha fatto capolino dopo il quarto giorno. E in effetti, porca p ..., sono morto!!!

Per voi sono trascorsi nove anni, per me un attimo e, trascorso questo, grazie ad Alessio Cremonini (che da qualche anno ha preso a cuore il mio caso) e alla bravura della sua troupe, ho potuto approfittare di quella che potrei definire una “pseudo resurrezione” capace di rendere pubblica asetticamente, al netto di melodrammi e prese di posizione, questa docu-cronaca dell’accaduto.

Ok, è vero, solitamente mi esprimo in romanesco stretto (me lo rimprovera pure mio padre) ma vi scrivo in italiano affinché si comprenda quanto sono stato (gli epiteti sarebbero altri ma utilizzerò degli eufemismi) stolto io, quanto vigliacchi un paio d’altri, quanto indifferenti altri ancora, e quanto inorriditi i miei famigliari alla vista, quando era ormai tardi, dei lividi “sulla mia pelle”!

A fine visione avrete intuito che di certo non sono uno stinco di santo, ma c’è qualcuno che lo è stato molto meno di me. Lo so bene, avrei dovuto troncare con quell’ambiente, l’avevo promesso e lo dovevo ai miei genitori. Ci stavo provando, e mio padre può confermare che ultimamente non sono mancato un giorno dall’ufficio ma, purtroppo, non ho fatto in tempo. E il destino aveva in serbo per il sottoscritto altri programmi.

Come credo abbiate visto, quella sera, dopo il fermo e la “visita” notturna in casa dei miei, sono stato condotto in caserma con la solita trafila di domande, perquisizioni, interrogatori ecc, al termine dei quali sono finito con i custodi nella stanza 0063 ! E qui ve ne cito una in “romanesco d’antan“: “Quis custodiet custodes?” E ci azzecca alla grande in quanto non c’era nessuno a controllare i custodi, però, tranquilli, sento che qualcosa di buono col tempo uscirà, le mele non sono mai tutte marce!

Già, la stanza 0063 è quella dove sono “caduto dalle scale”! Non ci sono scale in una stanza dite? In effetti non ho mai parlato di scale in muratura, potrei essere caduto da una scala a pioli (ma avrei dovuto dire “caduto dalla scala” al singolare. Va be’, mettiamola così, c’erano due scale a pioli e sono caduto prima dall'una e poi dall’altra! Perplessi? Non siete i soli ma, a volte, la sbadataggine....

So che vi state chiedendo per quale motivo non ho spifferato tutto, ne avrei avuto più d’una possibilità, e le persone giuste non sono mancate: militari, paramedici e non solo, non per nulla ho ammesso la mia stoltezza. Il fatto è che nei primi giorni avevo il terrore che, denunciando tutto, potesse “emergere” il mio appartamentino con il suo, come dire, “ingombrante” contenuto. Nei giorni successivi non ero più così convinto dell’opportunità di tacere però, purtroppo,…non ho trovato le persone giuste, o meglio, qualcuna l’ho pure trovata, ma il mio atteggiamento ha continuato a essere ambiguo. E così, come temevo, eccomi qui!

Però che resurrezione! Provate a distinguere la mia voce di nove anni fa (la sentirete a fine pellicola) da quella attuale nel corso del film!»

 

Bene, dopo il sintetico “resoconto” di... "Stefano" riprendo la parola in veste di utente e, ammetto, non mi sarei cimentato nello scriverne se non fosse stato per il recente coup de théatre su quanto rivelato nel corso di una deposizione da parte di uno degli "attori". Irresistibile stimolo per alcune considerazioni generali, premettendo - pur essendocene ormai a iosa - altrettante dovute riflessioni sull’opera di Cremonini.

 

    Su quest’ultima:

Cremonini non presenta un ritratto eccessivamente negativo delle forze dell’ordine, né eccessivamente positivo dello stesso Stefano; si limita a una corretta e neutra trasposizione dall’informazione all’immagine avvalendosi, quando possibile, di ogni escamotage tecnico utile per immergere lo spettatore nell’inquietante contesto rendendone, cionondimeno, la visione per quanto possibile “accattivante” pur nella sua intrinseca e realistica tragicità. Mi riferisco, in primis, alle riprese con camera a mano che subito riportano alla mente l’efficace tecnica di

Il Figlio di Saul, oltre all’eccelsa fotografia di Matteo Cocco perfettamente studiata per il contesto e, non ultima, alla sceneggiatura (da alcuni peraltro tacciata di parziali “derive televisive” che originerebbero da un presunto eccessivo spazio riservato ad alcune esternazioni “famigliari”). Personalmente presumo che tali esternazioni (Netflix o non Netflix dietro alla produzione) siano state inevitabili nella dinamica di quei giorni in cui genitori e sorella stavano subendo una vera tortura psicologica. Non credo quindi che sarebbe stato corretto limitarle o, peggio, oscurarle per mero opportunismo cinematografico. Sono del parere che gli spettatori in questi specifici casi debbano avere il diritto (quasi un dovere direi) di poter percepire ogni sfumatura del vissuto; e la fedeltà a quest’ultimo deve quindi rappresentare l’aspetto prioritario della regia affinché quest'ultima possa esplicare correttamente ciò che intende veicolare. Con precedenza su ogni altro elemento estetico!

 

    Considerazioni “ante”:

Il docufilm di Cremonini è il “filtro” ottimale che ci introduce in una  nebbia oscura e densa, la quale, diradandosi gradualmente, ci permette di delineare i contorni sempre più nitidi di quel brutale e surreale calvario che ormai da nove anni brucia le coscienze e che, dopo il potente innesco costituito dai sette minuti di applausi veneziani, divampa ormai senza controllo!

 

    Considerazioni “post”:

Erroneamente qualcuno si è preoccupato di non infangare l’istituzione, sperando in tal modo di prevenirne il discredito ma scordando che il fango, per sua natura, è difficile, e forse impossibile da arginare. Paradossalmente l’unico sistema efficace

(oltre che deontologicamente corretto ) sarebbe consistito, e consiste tuttora, nell’esatto contrario: ovvero biasimare e condannare senza remore gli autori e, nel contempo, valorizzare, promuovere ed esaltare quei rappresentanti della stessa istituzione che sentirono, e continuano a sentire (tra l'altro non senza subire vergognose vessazioni), il dovere morale di emergere da quel fango in cui qualcuno li vorrebbe soffocare!

E questo sarebbe, ed E', l'unico modo per dimostrare alla nazione che, preso atto dell’impossibilità (questo dice la legge di Bernoulli dei grandi numeri) di addivenire a una istituzione totalmente immune dalle cosiddette “mele marce”, per lo stesso motivo non sarebbe possibile un'istituzione composta esclusivamente da queste ultime! E non solo, proprio da quelle che marce non sono il cittadino confida per un ritorno alla trasparenza, alla correttezza e alla giustizia (come la storia peraltro insegna)!

In questa amara vicenda, in troppi hanno scordato il migliore e forse unico antidoto contro i soprusi! E ora sarà, non solo inevitabile, ma necessario e opportuno che le alte sfere degli organi istituzionali preposti (oltre ovviamente alla magistratura) “corrano il rischio” di provocare qualche sana e terapeutica, seppur virtuale, “caduta dalle scale” dando una “scrollatina” a quanti, appollaiati sui medi e alti gradini, avevano chiuso uno o entrambi gli occhi!

 

     Conclusioni:

Cast di altissimo livello, tutti indistintamente con un’eccellenza per “Stefano”. Una performance davvero unica e caparbiamente voluta a costo di enormi sacrifici, come noto, anche fisici.

L’abbraccio fra Alessandro Borghi e Ilaria Cucchi a Venezia  ha reso anche noi “speranti” come Stefano, ma in quella verità che parrebbe finalmente emergere confermando la locuzione

“ Veritas filia temporis”!!!

 

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