Regia di Alessio Cremonini vedi scheda film
Crudo e iperrealista: un film da vedere che ci riguarda tutti
La vicenda Cucchi è una pagina maledetta (e miserevole) per uno Stato che si dice di diritto ma, forse, non serviva questo film per ricordarcelo. Credo che il film debba essere inquadrato in una prospettiva molto più ampia. Il film non concede nulla alla violenza ostentata, c’è un uomo reduce dalla violenza stessa che si trascina morente, nessuna scena visibilmente violenta è presente, tuttavia dal primo all’ultimo minuto (senza un crescendo, ma costantemente) pervade un senso di sofferenza, di ansia, di dolore. Perché la deprecabile vicenda Cucchi di questo film ci riguarda tutti. A tutti è capitato di trovarsi in situazioni claustrofobiche, in balia di un totale senso di incomprensione e di incomunicabilità, dove la scelta più saggia sarebbe stata lasciarci “morire” per non pensarci più, invece, per fortuna, spesso si è trovata la forza per uscire dall’angolo e reagire. Cucchi stremato non ha trovato questa forza, ha capito che il dolore sarebbe stato eterno, ha trovato intorno a se un mondo vigliacco, forte con i deboli i deboli con i forti (il tira e molla fra medici e personale di giustizia è la vera violenza del film). Cucchi in preda alla disperazione ha preferito fare un passo indietro, ha avuto la “luciditá” di non dare corda a un sistema (quello che lui ha conosciuto) marcio fino al midollo rinunciando a ogni flebile reazione. Cucchi, prima di essere un tossicodipendente, era un uomo, e a questo uomo è stato tolto il respiro, ma gli è rimasto il cuore per capire perfettamente che era meglio andarsene. Cucchi è tutti noi. Attori e regista bravissimi, finalmente un film italiano che ha saputo trattare un fatto di cronaca senza scorciatoie moralistiche e santificazioni, ma solo con iperrealismo, lasciando lo spettatore nella melma delle proprie emozioni.
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